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capitolo undecimo 279

miraglio riconduceva loro tutti quelli che avevangli fidato, non sapevano com’esprimergli la lor profonda ammirazione.

Testimoni dell’accoglienza fatta dalle loro famiglie a’ marinai di Palos, gli altri marinai originarii dei dintorni, desiderosi di simile conforto, avrebbero voluto partir la sera medesima alla vôlta delle loro famiglie: ma le allegrie, i trasporti e l’entusiasmo di cui eran oggetto, non potevano cancellare un istante dall’anima così teneramente pia di Colombo l’obbligo preso durante la tempesta delle Azzorre. L’ammiraglio non concedette congedi prima di avere adempiuto il voto che la perfidia del governatore portoghese di Santa Maria aveva sacrilegamente interrotto. Aveva promesso andar nella prima Chiesa dedicata a Nostra Signora, vicina al luogo in cui la Nina potrebbe approdare: ora il luogo era Palos: la Chiesa, Nostra Signora della Rabida, nel convento in cui era guardiano Giovanni Perez de Marchena.

Così il generoso Francescano, che aveva celebrato la messa solenne per l’imbarco, celebrò quella di ringraziamento pel ritorno. Parve che la Provvidenza gli avesse procacciata questa soddisfazione. La vigilia ringraziarono Dio del benefizio della scoperta; la dimane ringraziarono la Vergine della Salute, l’áncora di speranza del povero marinaro. Questa fu cerimonia commoventissima. Tutti que’ navigatori a piè nudi e in camicia, dall’ultimo sino all’ammiraglio, nel compassionevole aspetto di naufragati, salvi dai flutti, avviati a render grazie a Maria, la stella del mare, per avergli strappati dagli abissi dell’Oceano infuriato, erano seguiti da una pressa di gente che si associava di cuore alle loro preghiere e alla loro gratitudine.

Allora ogni marinaio si vedeva attorniato, ascoltato come un oracolo, e la sua famiglia andava superba di lui: tutti se lo contendevano: i suoi parenti si raccoglievano insieme per festeggiarlo; ma l’ammiraglio, in mezzo agli onori ed alle lodi, si trovava a Palos come uno straniero: non vi aveva alcun parente: la sua famiglia era quella di San Francesco; i suoi fratelli erano i frati dell’Ordine Serafico che lo aspettavano alla Rabida: tornò pertanto a loro, e ripigliò la cara cella che il padre Guardiano riserbavagli.