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capitolo decimo 275

se ne tornasse in Castiglia, senza di che conseguiterebbero gravi inconvenienti. Essi giudicavano che in simile occorrenza l’utile doveva prevalere sull’onesto; d’altra parte, considerata bene ogni cosa, non meritava forse l’estremo supplizio l’uomo che aveva osato beffarsi di un così gran principe?»

Era noto quanto il re avesse desiderato quella scoperta, e come ne avesse scritto a Colombo, in Ispagna; ricordavano la sua collera, quando seppe il suo trattato colla Castiglia; rammentavano gli ordini dati ai governatori delle isole ed alle navi che lo scontrassero in mare: i cortigiani pensarono riuscir gradevoli al monarca suggerendo un’occasione propizia a vendicarsi; insinuarono che Colombo non era giunto in Portogallo che per ingannare il re; che l’ostentazione delle sue scoperte diventava un oltraggio, un delitto di lesa maestà: un biografo autorevole, Garcia de Resenda, riferisce che «il re fu sollecitato ad approvare che lo si uccidesse, perchè colla sua morte questa scoperta non sarebbe stata spinta più avanti dalla Castiglia.» Il padre della storia portoghese, il gran Giovanni di Barros, racconta l’offerta che fecero alcuni gentiluomini «di ucciderlo essi medesimi,» per iinpedirlo di tornare in Castiglia. Appare da diverse relazioni portoghesi che i cortigiani trovavano un pretesto plausibile di ucciderlo impunemente, sia pigliando qual offesa la sua soddisfazione di particolareggiare al re l’importanza della scoperta, sia profittando della sua estrema vivacità per fargli perdere la pazienza, suscitare una lite e ammazzarlo.

Ma il re temeva Dio, e respinse queste offerte, dice Barras, «da principe cattolico; «d’altronde, lo spirito elevato di Giovanni II, la sua stima della scienza e della navigazione, facevangli sentire meglio che ad altri l’ascendente ch’esercitava Colombo: la presenza dello Straniero aveva cancellato i risentimenti dianzi provocati da lui: il re vietò severamente che si attentasse alla vita del suo ospite, e comandò che fosse trattato coi maggiori risguardi.

Altri consiglieri meno violenti, ma più astuti, riconoscevano in massima ch’è dovere de’ sovrani di accogliere ne’ loro porti chiunque vi si ripara contra gli accidenti del mare. Essi erano dell’opinione che si dovesse lasciar partire liberamente l’ammi-