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capitolo nono 263

innumerabili maraviglie, facendogli scoprire una moltitudine d’isole, come se avesse voluto che dopo tante contrarietà sofferte in Castiglia, tutte le sue speranze si trovassero travalicate, Colombo si rassicurava alquanto: quando discendeva nel fondo della sua coscienza, e vi trovava, anzitutto, il desiderio della maggior gloria di Dio, parevagli impossibile che questo Dio, il quale lo aveva liberato da ogni pericolo nell’andata, allora che doveva temer maggiormente, e aveva a lui soggettata la paura e la ribellione, sostenendolo solo contra tutti, oggi rendesse inutili i costanti miracoli della sua bontà, e lo abbandonasse in quel supremo pericolo. D’altra parte, vedendo continuare il rigor del Cielo, non ostante le sue preghiere, e la distruzione diventare più imminente, egli diceva fra sè, che, certamente a motivo delle sue colpe, per punirlo, Dio voleva togliergli la soddisfazione di recare egli stesso ai Monarchi la notizia della scoperta, e privarlo della gloria che ne conseguirebbe il suo nome.

Morire senza avere rivelato le bellezze sconosciute che furono consentite alla sua ammirazione, lasciar così nell’ignoranza del Nuovo Mondo le nazioni Cristiane, e nell’ignoranza di Cristo que’ nuovi popoli, era un dolore immenso come il suo pensiero. Morire quando aveva tocche le rive dell’oro, prezzo agognato della liberazione de’ Luoghi Santi; morire, vedendo andar perduto quel conquisto cosmografico il più importante dell’umanità, tutto questo era un agonizzar d’anima, di cuore, di spirito; era perir tre volte in cambio d’una sola: se fosse stato solo in pericolo, avrebbe sopportato, diceva egli, la sua sciagura con maggior rassegnazione; aveva veduto così spesso la morte vicina, che non l’avrebbe temuta d’avvantaggio ora che in altre occasioni. Ciò che cresceva viemmagiormente il suo dolore, era pensare che cagionava la perdita di tali che lo avevano seguito contro voglia, e che nella loro suprema disperazione, all’ultim’ora, lo avrebbero maledetto, accusandolo della loro trista sorte. Egli pensava altresì a’ suoi due giovani figli, che studiavano a Cordova, ed erano per diventare orfanelli sovra una terra straniera, in cui giacerebbero senza protezione, perchè i Monarchi, ignorando qual servizio aveva lor reso il padre, non provederebbero a que’ poveretti