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capitolo ottavo 241

di raccogliere nell’anima la sua ammirazione delle opere del Verbo, altrettanto sentiva il bisogno di glorificare in cospetto degli uomini il Salvatore dell’umanità: non solo ringraziava Dio di averlo eletto a scoprire quelle nuove regioni, ma altresì di avergli conceduto l’onore d’inalberare prima d’ogni altro su di esse la croce, segno imperituro dell’immortalità conquistata: si considerava in quegli ameni deserti come un altro Giovanni Battista, che preparava le vie a Colui che doveva venire colla sua grazia santificante sotto il simbolo eucaristico. Eletto dalla Provvidenza, Cristoforo Colombo precedeva i nuovi apostoli, i suoi fratelli Francescani, i suoi amici Religiosi di san Domenico, che dovevano essere in breve seguiti dai santi emoli di Francesco Saverio.

L’ammiraglio si sforzava di aprir l’intelletto degli Indiani che aveva a bordo, e gl’interrogava di frequente, non ostante il niun esito delle sue dimande e la confusione delle loro risposte. Sin dai primi giorni riconobbe le loro disposizioni all’iperbole ed al fantastico: le loro più chiare affermative non meritavano mai più di una mezza credenza.

Colombo non doveva soltanto diffidare degli interpreti, doveva guardarsi altresì dalle affermative dei dotti e dei viaggiatori: bisognava che diffidasse di quello che vedeva, udiva, e ricordava; sarebbe certamente andato più accosto al vero se avesse osato, contro la sua modestia e la volgar prudenza, sciogliersi interamente dagli errori de’ cosmografi, che facevano allora autorità, e riferirsene a’ suoi soli presentimenti: qualche po’ di prosunzione avrebbe risparmiato al suo genio molte perplessità: naturalmente non poteva spiegar ciò che vedeva se non dietro ciò che sapeva; perocchè lo spirito umano nel suo corso non giunge allo sconosciuto che per la via del conosciuto: Colombo aveva letto i cosmografi, i geografi, i viaggiatori, e spezialmente Marco Polo: fra tutti que’ libri, il quadro del mondo, Imago Mundi, del cardinale Pietro d’Ailly, pare il solo che acquistasse sopra il suo spirito un credito, a cui contribuirono il grado ecclesiastico, l’ortodossia dell’autore non meno della sua scienza. Contuttociò, quantunque facesse gran conto delle affermative di certi scrittori, pur non si riferiva mai ad essi in

Roselly, Crist. Colombo, T. I. 16