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capitolo sesto 179

nostri ricorda un tal fatto. La famiglia di papa Innocenzo VIII sapeva quale interesse prendeva l’illustre Pontefice al progetto del suo concittadino; perciò fece scolpire sulla sua tomba la sua partecipazione alla scoperta, comechè non abbia avuta la gioia di vederne la riuscita.

Noi siam fondati ad affermare la esistenza di quel mappamondo che notava una terra da scoprire: una tale indicazione poteva esistere, o per effetto di quella misteriosa iniziativa delle grandi cose ch’è propria della Chiesa Romana, o come conseguenza e testimonianza della comunicazione precedente delle idee di Colombo, direttamente da lui sottoposte al Sommo Pontefice.

Il giovane Arias Perez Pinzon, che accompagnava suo padre in quel viaggio, assiste alle sue confabulazionï cosmografiche col bibliotecario; videlo consegnare a suo padre la copia di quella mappa, che questi conservò preziosamente, forse coll’intenzione di tentare un giorno la scoperta. Un abitante d’Huelva, Antonio Hernandez Colmenero, familiare di casa Pinzon, aveva udito leggere la descrizione di tal mappa a Roma, ove accompagnava il suo patrono Martin Alonzo. I cugini e gli amici di Pinzon, fra gli altri il pilota Juan de Ungria, Luis del Valle, e Martin Munnez avevano avuta da lui cognizione di quel documento.

Checchesia di ciò, appena Martin Alonzo Pinzon, che veniva da Roma, e Cristoforo Colombo che vi aveva relazioni, s’intesero fra loro, tutte le difficoltà scomparvero.

La notizia della comunicazione geografica fatta dal bibliotecario del Papa, venne ad afforzare l’approvazione che il Nunzio apostolico, il gran Cardinale di Spagna, il primo professore di Teologia a Salamanca e il francescano cosmografo Juan Perez di Marchena davano alle idee di Colombo. Evidentemente il patronato del clero pareva fornir guarentigia allo Straniero: la diffidenza contra lui diventò meno generale.

In breve andò intorno la voce che al primogenito dei tre Pinzon, comunemente chiamato il signor Martin Alonzo, and’ava molto a grado il disegno del Genovese. Si aggiungeva, altresì, che egli si proponeva di tentar l’avventura sulla Nina, bella picciola caravella appartenente a Vincenzo Yannes Pinzon, il più