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capitolo sesto 165


Posto che fu sulla vetta della città l’emblema della Redenzione, vi si spiegò altresì la bandiera reale. Vedendo la Croce dominare la Città Musulmana, il Re, la corte, l’esercito si posero in ginocchio, e i cappellani coi coristi della Regina intonarono l’inno della vittoria con una indicibile allegrezza. Subitamente dopo, tutta la nobiltà scompartita secondo il rigoroso cerimoniale di Castiglia, venne a rendere omaggio ad Isabella qual regina di Granata.

ll venerdì, 6 gennaio, giorno dell’Epifania, festa dei re, i Sovrani fecero la loro entrata solenne nell’Alhambra, alla cui porta l’arcivescovo di Granata, assistito da numeroso clero, venne a riceverli processionalmente.

Dopo una lotta di 778 anni, la Mezza-luna era finalmente atterrata. Questo trionfo degli Spagnuoli allegrò tutta quanta la Cristianità. Giovanni di Strada fu mandato subito a Roma quale ambasciatore straordinario, e viaggio sì spedito che vi recò egli stesso la prima notizia del grande evento: il Sommo Pontefice Innocenzo VIII, ringraziando Dio con tutta l’anima, comando pubbliche azioni di grazie, ed una procession solenne alla chiesa di San Giacomo degli Spagnuoli: Sua Santità v’intervenne in persona con tutto il Sacro Collegio; officiò pontificalmente, e nel sermone pronunziato alla sua presenza, il predicatore lodò altamente il carattere cristiano dei Re e del popolo di Spagna.

A quel tempo, in mezzo ai favori che riservava alla Spagna, la Provvidenza gettava uno sguardo di compiacenza sopra «Genova la superba,» città dai palazzi di marmo, dalle chiese dorate, dove la carità pubblica, uguagliandosi alla ricchezza, scacciava la indigenza da’ suoi vicoli tenebrosi. Genova pareva benedetta. Mentre uno de’ suoi figli, uscito dalle file del popolo, meditava l’opera più colossale del genio umano, un altro, eletto fra’ patrizi illustri, sedeva sul trono dell’infallibilità apostolica.

Giovanni Battista Cibo, cittadino di Genova, promosso alla tiara sotto il nome di Innocenzo VIII, era veramente il principe della pace, il mediatore delle controversie dei re e lo zelatore della guerra contra l’Islamismo. Nessuno partecipava con animo più sincero alle vittorie d’lsabella, ed alle speranze del suo concittadino Cristoforo Colombo.