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capitolo quinto 159

una flotta potente, stimolo il suo Signore a tentare l’impresa: quindi Colombo fu pregato di andare a Porto Santa Maria, città appartenente al Duca. Una nobile ospitalità ve lo aspettava. ll duca di Medina-Celi, colpito dalla grandezza del suo carattere, e conquiso dal suo conversare, pose tale fiducia in lui, che fece costruire incontanente alcune navi acconce ad un viaggio di scoperte: indi, nel punto di mettere la cosa ad esecuzione, ravvedendosi e temendo che una tale impresa, fatta in suo nome, potesse offendere la Regina, pensò di doverne chiedere l’autorizzazione, e a tale effetto le scrisse.

La Regina seppe grado al duca di Medina-Celi dell’atto ossequioso e lo pregò di cedere le navi allestite alla Corona, mediante intero pagamento dello speso, da effettuarsi dopo la guerra: dicevagli non avere interissima fede nel felice riuscimento di quel progetto, pur essere decisa di farne l’esperimento. Isabella invitò dunque il duca di Medina-Celi, a mandarle Colombo; e tosto ch’esso fu giunto, lo confidò alle cure di Alonzo di Quintanilla, la cui nobiltà di spirito, la vastità de’ pensieri e lo zelo cattolico meritavano l’onore di una missione siffatta. Più volte allora la Regina chiamò a sè Colombo, s’intrattenne con lui del suo progetto, e lo assicurò, che, dopo la guerra, lo si eseguirebbe. Ma chi poteva sicurare quando finirebbe la guerra? Tutti i Mori di Spagna vedevano in Granata l’ultimo loro baluardo: la lor difesa, preparata da lungo tempo, appariva dover essere disperata: rimettere l’impresa alla fine della guerra, non era sospenderla indefinitamente?

Riandando seco stesso le dilazioni, i rifiuti, le beffe, gli affronti, i viaggi, le umiliazioni nelle anticamere da lui patite in silenzio; vedendo la sua vita logorarsi penosamente, e indarno temendo che la Spagna, cieca e sorda a’ suoi propri interessi, ingrata verso la costanza del suo attaccamento, non fosse per una tale ostinazione diseredata dalla Provvidenza delle grandezze che le destinava, Colombo cessò di insistere. Col petto pieno d’indegnazione, col cuore gonfio di amarezza, e scuotendosi la polvere dai piedi, si allontanò da quella Corte, in cui la sua pazienza aveva sofferto tanti e sì diversi dolori, risoluto di andarne difilato in Francia, affine di trattarvi col re, al quale aveva diretta una proposta.