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152 libro primo

filosofo Seneca. Suo padre, il retore Mucio Anneo Seneca, che viveva sotto Augusto, fu desso che l’aveva collocata nelle sue suasoriœ: ma che cos’erano le suasoriœ? abbozzi di retorica, argomenti di amplificazione, che suscitavano dibattimenti finti, meri assalti di eloquenza: e con fantasie d’imaginazione, con temi di composizione oratoria si pretendeva confutare la teorica di Colombo!. . .

La discussione era troppo estesa, e toccava troppe quistioni incidenti perchè la si potesse terminare prontamente. Dopo ciascuna ragione esposta da Colombo, tenevasi una riunione segreta della Giunta, affine di verificare la forza degli argomenti, le autorità allegate, e preparare risposte od obbiezioni per la seguente sessione. Queste conferenze richiesero un certo tempo, durante il quale Colombo fu ospite del convento di Santo Stefano. I Domenicani provvidero a tutti i suoi bisogni generosamente, e gli rimborsarono le spese del viaggio. Anche oggi la loro Comunità trae onore da questa ospitalità così degnamente esercitata verso il messaggero della Provvidenza, allora sconosciuto.

Sentendo molto bene che in questa Giunta, ove il numero de’ teologi vinceva d’assai quello degli uomini di mare e de’ cosmografi, le induzioni puramente scientifiche non basterebbero a’ suoi giudici, Colombo si decise, non ostante il pericoloso sospetto di eresia, a discutere finalmente i testi medesimi delle Scritture, e l’opinione dei commentatori.

L’ardore del suo apostolato parve allora trasfigurarlo agli occhi del suo uditorio. La maestà della persona, il lampeggiare del guardo, il lume della fronte, la penetrante sonorità della voce davano all’autorità della sua parola una persuasione irresistibile per ogni anima elevata. La poesia e la maestà de’ Libri Santi elettrizzavano il suo cuore: la gagliardia del suo parlare si nobilitava per la grandezza dell’argomento; ei ritorceva contra i suoi avversari, sviluppandoli con magnificenza, que’ medesimi testi sacri, ne’ quali avevano creduto di mostrargli la sua condanna.

Dura la memoria della sua nobile attitudine davansi la Giunta. Molti degli astanti ne furono conquisi; fra questi il primo professore di teologia di Santo Stefano, il domenicano Diego de