Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume I (1857).djvu/144

136 libro primo

di san Francesco. l nostri lettori ci sapranno grado dei pochi particolari precisi e descrittivi che siamo per comunicar loro sul convento della Rabida.

A que’ giorni il monastero si componeva di due chiostri interiori, e di tre piccoli edifizi, annessi alla costruzion principale. La Chiesa di Santa Maria della Rabida era cinta da un muro circoscrivente una corte interna. La Chiesa, costrutta in forma di croce, aveva tre cappelle. Al di sopra dell’altar maggiore ergevasi una cupola rotonda, con in cima, al di fuori, una specie di terrazzo, che pareva destinato a servire di osservatorio. Questa cupola, coperta d’un intonaco di calce lucida, presentavasi da lungi in vista a’ navigli che veleggiavano lungo le coste e serviva di punto di riconoscimento alle navi. L’alta foresta di pini che circondava il convento dal lato di terra, non permetteva di scoprire l’eremo che dal lato di mare.

Anche la nudità dei muri, l’assenza di statue, di quadri, di affreschi, di lampade d’oro e d’argento rispondeva alla semplicità del chiostro ed alla povertà architettonica del tutto insieme. Questo monastero pareva non poter contenere che dodici celle, non comprese quella del Priore e la biblioteca. ll refettorio e la cucina occupavano un piccolo edifizio oblungo, aggiunto alla sinistra del maggior corpo. Una grossa muraglia, forse antico baluardo contra i Mori di Spagna e i predoni del Portogallo vicino, rinserrava, come in un triangolo, la collina scoscesa che serve di piedestallo al monastero, naturalmente arida, ed a’ cui piedi crescono magnifici aloe, e gagliarde palme. Nel salire, alcuni muri a secco sostenevano divisi in piani diversi il terreno, in cui fiorivano viti qua e là commiste a fichi. Il giardino inaffiato col mezzo di una macchina idraulica, alimentata dal fiumicello Tinto, aveva qualche bell’ombra, la mercè di un fitto pergolato e di alcuni cedri. Ma nessuna coltura, nessun monticello artificiale, nessun abbellimento d’orticoltura mascherava la povertà dei discepoli di san Francesco. Perfino il serbatoio d’acqua, che avrebbe potuto servire di rustico ornamento, era in un angolo degli edifizi accessorii. Non v’aveva, quindi, là di grande che la solitudine, la calma della natura, il raccoglimento dell’anima e il prospetto interminabile dell’Oceano.