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122 libro primo

di Altamira ed anche il sindaco di Toledo Gomez Manrique, vivevano in palese familiarità colle Muse.

La preoccupazione contro l’attitudine letteraria delle donne ebbe a cedere vinta all’ammirazione che suscitava l’esempio della Regina. Divenute in breve in iscienza emole de’ gran signori, alcune belle dame li superarono nella poesia.

Dona Lucia di Medranno, commentando pubblicamente i classici a Salamanca, uguagliava i successi di Francesco di Lebrija, di cui l’Università di Alcala ammirò la eloquenza. Isabella Vergara, e dona Maria Pacheco erano egualmente dotte. La cronaca di Giovanni Vaseus asserisce che v’erano allora moltissime donne versate nelle letterature latina e greca, oltre le celebri sorelle Luigia e Angela Sigea. Angela, latinista elegante, iniziata all’arte musicale, suonava diversi stromenti. Luigia, per lo contrario, si limitava alla linguistica; ma vi era così eccellente, che potè indirizzare a papa Paolo III una lettera in cinque lingue: il latino, il greco, l’ebraico, l’arabo e il siriaco eranle familiari.

Nondimeno ciò che la Regina pregiava più assai del sapere e delle delicatezze dello spirito, era la purezza, la rettitudine dei principii, e una illuminata pietà.

Ella fissò accuratamente l’ordine delle preminenze, regolò l’etichetta, ne determinò le leggi, l’eccezioni, e ne impose strettamente l’osservanza. Sapendo che l’esempio deve venir dall’alto, non ammetteva al servizio della sua casa che donne di una riputazione più pura ancora del loro sangue; lavorarono in comune, avendo in palazzo abitazione e mensa: la loro conversazione formava il cuore, e ornava lo spirito delle donzelle di alti natali che Isabella raccoglievasi intorno per prima educarle, indi maritarle secondo l’occasion favorevole.

U tempo della Regina era distribuito con sì abile economia, che, dopo di aver presieduto il consiglio de’ ministri, data udienza, riveduti i processi, conferito cogli ambasciatori, lavorato coi suoi intendenti e segretari, soddisfatto agli esercizi di pietà, vegliato all’educazione de’ propri figliuoli, ella trovava ancor agio di cucire le biancherie del re Ferdinando. Lunge d’aver a vile i lavori d’ago, avvezza com’era ad addentrarsi nell’antichità profana, e nello studio de’ libri santi, ella confessava con una