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capitolo terzo 117

del tesoro, come pagarla? Alatala dal suo intendente generale delle Finanze Alonzo di Quintanilla, uom di elevata intelligenza, virtuosamente affezionato, Isabella creò brigate di gendarmeria, cuadrillas, le quali furono equipaggiate e mantenute a spese della borghesia, e un corpo di duemila cavalieri si trovò tutto allestito, pronto a perseguitare e imprigionare gli assassini sulle strade, ed a far eseguire i decreti della giustizia, senza gravare menomamente lo Stato. Subito dopo la regina giunse a Siviglia, per dare ai giudici l’esempio dell’imparzialità, dell’assiduità, e altresì di una salutare inflessibilità.

Isabella teneva da Dio il dono di giustizia, da lei ardentemente invocato. L’Eterno le avea data per giunta la scienza dei principii del diritto, l’amore della giurisprudenza, l’istinto della legislazione e dell’ordinamento giudiziario, quella penetrante lucidità e quella sottile rettitudine che scernono i veri principii in mezzo alle complicazioni più perplesse de’ conflitti e delle competenze. Fu veduta, cosa fino allora inudita, una donna raccogliere in Codice le leggi, riorganizzare la giustizia, creare giurisdizioni, scegliere i magistrati, giudicare i giudici, correggere le loro sentenze, riformare i loro decreti, e costituirsi, con grande soddisfazione del popolo, tribunale d’appello e corte di cassazione, infino a che la giustizia fosse stabilita sulla sua vera base ne’ suoi Stati.

In memoria della passione e della morie del Salvatore, ogni venerdì, la pia Regina dava udienza a chiunque soffriva moralmente, e riceveva benigna le querele che ogni più misero portava al suo tribunale. Ma se accoglieva misericordiosamente i poveri e gli oppressi, er’altresì inesorabile verso de’ colpevoli.

Isabella assegnava, come uno de’ suoi principali benefizii, alle popolazioni, magistrati integri ed istruiti, surrogando così i giudici ignoranti che disonoravano le loro funzioni. Incaricò una Commissione che coordinasse gli statuti e gli editti di Castiglia; poichè la confusione si era introdotta anche nella legislazion del regno, in cui si noveravano sino a nove Codici divergenti, aventi autorità quasi eguale. Il sapiente giurista Dias di Montalvo, dottore in diritto e in teologia, fu eletto per introdurre ordine e unità in questo caos: il suo lavoro, che durò più di quattro