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capitolo secondo 93

fermare la stanza a Savona: in appresso fece ritorno a Genova. Questo domicilio intermediario, che durò più di diciassette anni, pare a noi che abbia principalmente contribuito all’incertezza ed agli errori degli storici sulla vera patria di Cristoforo. Il lettore ci permetterà di notare qui alcune particolarità, e di sollevare rispettosamente l’umile velo che copre la povera famiglia del vecchio tessitore di lana. La trivialità del racconto sarà perdonata in favore della novità delle notizie e della loro esattezza; son tutte precise e cavate da autentici documenti.

Come la fortuna è varia in questo mondo! Alcuni trovano prestamente in onesti agi il premio dell’assiduità, della previdenza, dell’economia; altri, non ostante la regolarità del lavoro, non ostante le privazioni pazientemente sostenute, non giungono mai a rompere il giogo delle penose fatiche a cui sembrano predestinati: la loro ricompensa è riservata interamente nell’eternità: non hanno quaggiù che i pegni di una speranza immortale contenuta nelle consolazioni della fede ...! La vita di Domenico Colombo fu una lotta incessante contro oscure tribolazioni, L’inopia in cui sempre versò, e le sciagure che lo colsero di continuo nella sua piccola industria, persuaserlo che a Savona troverebbe miglior fortuna che a Genova: gli sciagurati si fanno facilmente illusione: diè pertanto in affitto ad un berrettaio la sua casa in via Mulcento, e andò a stabilirsi a Savona: però la pigione continuò ad essere pagata in suo nome, forse perchè i Religiosi Benedettini non avevano voluto fare mutazione al loro affitto, o forse perch’egli aveva speranza di tornare un giorno in quella sua antica dimora.

Domenico Colombo avea seco due figli, Giovanni Pellegrino, già maggiorenne, e il piccolo Giacomo, ancora in fasce. Pellegrino lo secondava come operaio, quando gliel permettevano le sue forze, perocch’era cagionevole di salute, a tale che Domenico era obbligato di stipendiare uno stranio, e prese più volte ad aiuto un certo Bartolomeo Castagnolo, che aveva imparato il mestiere da lui.

L’anno 1470 tribolò il povero scardassiere con diverse piccole sciagure. Bisogno ridusselo a vendere, il 24 settembre, nello studio di Francesco Camogli, notaro in Genova, alcuni pezzi