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446 gli amici postumi


Il nostro onorevole amico Tullio Dandolo fu de’ primi a riconoscere il carattere quasi sacerdotale di Cristoforo Colombo; e correndo il 1852, riprodusse nella sua notevole opera I secoli di Dante e di Colombo, la prima idea che dava di questo Eroe cristiano il nostro libro La Croce nei due Mondi. L’ammirazione ch’egli professa per Colombo, e la sua amicizia per noi, gli hanno ispirato, or volgono due anni, coll’intento di annunziare all’Italia la presente storia, un manifesto eloquente sulla necessità delle riabilitazioni storiche. Questo rapido scritto, dettato in meno di una notte, in data da Adro, provincia di Brescia, il quale fu stampato a Parigi ed a Milano, ha meritato di essere citato in altro manifesto al Clero d’Italia, sul medesimo argomento, dall’illustre Padre Ventura di Raulica, uno de’ protettori più teneri della fama di Colombo.

Da Genova, centro di ammirazione e di entusiasmo pel Rivelatore della Creazione, raggiò quel patriotico ardore per le contrade vicine. Genova comprende il proprio onore. Nessuna città fu dotata da così magnifica gloria; dalle sue mura è uscito il segreto dell’altra metà del globo. Ama vivamente Colombo, o città di marmo! fai cosa giusta, serbandoti fida alla memoria di Colui che serbò in cuore la tua sino al báttito supremo. Il tuo glorioso figlio Cristoforo Colombo partì per la sua scoperta durante il pontificato di un tuo concittadino, colla segreta associazione de’ suoi voti, coll’assistenza delle sue preghiere e colla sua intima benedizione: sotto gli auspicii della Chiesa, in nome di Cristo, il Vincitore del mare tenebroso si lanciò verso lo spaventevole sconosciuto: colla sua fede guadagnò un mondo, e acquistò una rinomanza immortale fra’ cristiani: non dimenticare la cagione de’ suoi successi, non vergognarti della tua fede, o città magnifica! il lustro delle tue mura, i monumenti della tua carità, lo splendore delle tue Chiese a ciò ti costringono: i tuoi antichi titoli di gloria t’impongono il Cattolicismo più puro. Risveglia la tua prudenza: non ti fidare degli stranieri banditori di filantropia, che i tuoi costumi ospitali generosamente ricoverano: essi non sono nè del tuo sangue nè della tua lingua; non credono, non praticano ciò che forma la forza de’ tuoi illustri patrizi. Cotesti stranieri, dispregiatori de’ nostri