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Francia, e degno crede dell’ammirazione che il magnanimo Carlo Alberto portava all’Eroe genovese, cercheremmo invano in tutti gli Stati Sardi, un amico che fosse più tenero di Colombo, del primo pastore, della Liguria, il santo arcivescovo di Genova, Andrea Charvaz.

Il venerabile Prelato ha avuto il presentimento dell’apostolato di Cristoforo Colombo, quel Messaggero della Salute che nacque alla patria e alla Chiesa nella sua diocesi. Mentre, per onorare il loro immortale concittadino, i Genovesi lo paragonavano ai più gran genii della storia, agli Eroi dell’antichità, il dotto e pio arcivescovo di Genova augurava meglio del suo anteriore diocesano: riconosceva in lui il mandatario della Provvidenza; constatava gli atti e le intenzioni che porgono le ragioni di crederlo abitatore delle beate Sedi. Monsignor Andrea Charvaz non ha solamente contribuito, col suo conversare così profondamente attraente, e colla sua opinione di cui è noto il valore, a: diffondere in Italia un’alta idea di Colombo, ma ha altresì manifestato il suo giudizio davanti l’intera nazione, rappresentata dal Re, dalla Corte, dai grandi corpi dello Stato, dalle deputazioni delle città e da un immenso concorso di popolo, lorchè venne inaugurata l’apertura della strada ferrata da Genova a Torino il 20 febbraio del 18541.

Non fu alcuno ch’esprimesse un sentimento così favorevole alla santità di Cristoforo Colombo, come l’arcivescovo della città in cui nacque, niuno dimostrò mai maggior sollecitudine per la storica riabilitazione del Rivelatore del Globo, e pel compimento del monumento che deve rendere eterno l’omaggio della Liguria alla memoria del suo Eroe.

I nomi dei Membri della Commissione spontaneamente istituita per attuare l’erezione di questo monumento non devono cadere in oblio: il marchese Durazzo, Lorenzo Pareto, Vincenzo Ricci, Giacinto Viviani, Luigi Bartolomeo Migone e Pietro Elena hanno ben meritato dagli ammiratori di Colombo. Dobbiamo in particolar modo ringraziare delle sue simpatie un dotto letterato e poeta, il reverendo padre Isnardi, presidente

  1. Vedi nel primo vol., introduzione pag. 37