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capitolo undecimo 431

che servirebbe la Chiesa ad un tempo e la Spagna, diffondendo le buone lettere ed arricchirebbe Siviglia, fino allora priva di scuola celebre, di una dotta accademia, d’un collegio di matematiche1 e d’una biblioteca che fu la più ricca della Spagna.

I severi principii di ordine e di economia da lui attinti negli esempi paterni, posero don Fernando in condizione di sostenere da sè le spese enormi dei disegnati istituti. Egli aveva aperto carteggio con bibliofili di tutte le capitali. Per l’intramessa dei Genovesi, che trattava da compatrioti, e di cui parlava la lingua con predilezione, era giunto a raccogliere tal copia di libri che potè alla perfine formare una biblioteca di oltre ventimila volumi2. L’Imperatore lo autorizzò a fondare una scuola di matematiche, vicino alla porta di Golo, nel luogo occupato oggidì dall’antico collegio Laureano. Don Fernando raccolse intorno a sè alcuni dotti, la maggior parte ecclesiastici, non meno eminenti per erudizione che per pietà. L’orazione, lo studio e l’insegnamento occupavano tutto il suo tempo: accademiche discussioni in passeggiando sotto i viali alla guisa de’ peripatetici, questi erano i loro sollievi. Volendo procurare a Siviglia il comodo dell’ombra e la frescura di una abbondante vegetazione, fece piantare cinquemila alberi3, gli uni disposti in viali diritti, gli altri distribuiti con isvariati disegni, affine di alleviare le fatiche dello studio e rendere gradevole la via adducente al ritiro, che faceva edificare per la sua congregazion letteraria.

Siccome il suo titolo di figlio, di fratello e di zio dell’Am-

  1. “Y en ella con licencia del Emperador deseó establecer una Academia, y Colegio de las ciencias mathematicas, importantissima á la navegacion.” — Ortiz de Zuñiga, Anales ecclesiasticos y seculares de la muy noble e muy leal ciudad de Sevilla, lib. XIV, f. 496.
  2. “.... Enriquiciendose de noticias y de libros, de que juntó numero de mas de veinte mil selectissimos en esta ciudad....” — Ortiz de Zuñiga, Anales ecclesiasticos y seculares, lib. IV, f. 496.
  3. “Comenzó à hacer un edificio y plantar una huerta de inas de 5,000 arboles por la largo del rio, haciendo que la ciudad per alli tuviese lustre y la ribera quedase mas fresca.” — Juan de Malara, Recibimiento que hizo la ciudad de Sevilla á Felippe II, f. l.