Pagina:Cristoforo Colombo- storia della sua vita e dei suoi viaggi - Volume II (1857).djvu/442

422 libro quarto


Il mercoledì 21 febbraio 1526, l’Ammiraglio don Diego Colombo si pose in via, portato sopra una lettiga: ma dopo corse sei leghe, il male peggiorò in guisa che fu costretto di fermarsi nel borgo di Montalvan: conobbe che il suo fine era vicino; e gli riuscì dolorso trovarsi lungi da tutti i suoi, e perfino dai soccorsi spirituali, quantunque si fosse comunicato a Toledo, la vigilia della sua partenza. La Provvidenza permise che giungessero in quel luogo quattro Francescani: questi Religiosi appartenevano ad un Ordine amico ai Colombo: rimasero accanto all’agonizzante, consolandolo e sostenendolo nel momento supremo: morì nelle loro braccia, il venerdì 23 febbraio, a nove ore della sera1 nei sentimenti di una perfetta rassegnazione; raccomandandosi alla santa Vergine e al beato san Francesco, ringraziando Dio che lo chiamava a sè, sollevandosi al cielo colle sue azioni di grazie, e pronunziando ad ultime parole il Gloria in excelsis Deo!

I servi dell’Ammiraglio continuarono la loro via e ne deposero il corpo nel monastero della Certosa delle Grotte a Siviglia, allato al feretro di don Cristoforo Colombo suo padre.

Diego Colombo lasciava, morendo, cinque figli: due maschi, don Luigi e don Cristoforo; e tre femmine, doña Maria, doña Giovanna, e doña Isabella.

La Vice-regina, doña Maria di Toledo venne in Ispagna per sostenere i diritti di suo figlio don Luigi, il quale aveva soli sei anni. Quando ella giunse in Castiglia l’Imperatore era partito per la sua coronazione. L’Imperatrice le fece un’eccellente accoglienza. Al suo ritorno l’Imperatore concedette al giovane don Luigi il titolo di Ammiraglio delle Indie: ma gli ricusò quello di Vice-re. Alcuni anni appresso, il giovane Ammiraglio cominciò inutilmente a rivendicare per le vie legali il suo titolo di

  1. “Quattro religiosi di San Francesco, ordine cui egli affezionava assai lo consolarono e assistettero ne’ suoi momenti estremi. Venerdì a 9 ore di sera, egli rese lo spirito, avendo gran memoria e contrizione, rendendo infinite grazie a Dio, e con una grande rassegnazione, raccomandandosi a Lui ed alla gloriosa sua Madre. È da credersi ch’egli salì alla gloria celeste.” — Oviedo y Valdez, Storia naturale e generale delle Indie, lib. IV. Traduzione di Gio. Poleur.