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416 libro quarto

vani, aveva con previdenza paterna, scritto a suo cugino il Re Cattolico, a que’ dì tuttavia a Napoli, chiedendogli di restituire al successore dell’Ammiraglio delle Indie i diritti redati dal padre.

Nessuno meglio del duca d’Alba era in condizione di ottenere ogni cosa dal re Ferdinando, così a motivo del loro stretto parentado, sendo lor madri sorelle, come pel diritto dell’antica amicizia e de’ nuovi servigi1: perocchè quando la regina doña Giovanna aveva preso possesso del trono di Castiglia, e tutti i cortigiani, i gran signori, i ricos hombres, avevano abbandonato il Cattolico, il solo duca d’Alba, colla sua casa e le sue soldatesche si era fatto premura di scortarlo, di rendergli onore, e lo avrebbe seguito anche a Napoli, se il Re lo avesse consentito.

Ferdinando non potè resistere alla insistenza di suo cugino; non volle coll’ostinazione del suo rifiuto danneggiare gl’interessi della loro nipote doña Maria di Toledo: cedette ma con tali restrizioni, che facevano manifesta la sua natura sofistica, e diffidente.

Essendo Ovando scaduto delle buone grazie di Juan di Fonseca, la sua surrogazione fu risoluta. Il 9 agosto 1508 il Re si trovava ad Arevalo, e fece spedire a don Diego l’autorizzazione di fermare la sua stanza alle Indie, senza però riconoscerlo in qualità di Vice-re: con ordine del 13 dicembre 1508, non gli consentì che la facoltà di surrogare Ovando col titolo, cogli appuntamenti e cogli onori conceduti ad Ovando; dichiarando di fare ogni protesta e riserva2, e non voler con tale autorizzazione aggiunger nulla ai diritti che potrebbero esser fissati dai giudici; perocchè allora la causa di don Diego contra il fisco non era peranco stato giudicata in ultima istanza. Con questa nomina non erano per niun modo osservati i trattati conchiusi tra la Castiglia e don Cristoforo Colombo: perciò, non

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  2. “Perchè il Re lo amava non solo per la grande affinità che avevano fra di loro, poichè le madri loro erano sorelle, figliuole dell’Ammiraglio di Castiglia don Federico. e che eglino eran cugini germani; ma altresì, ec Oviedo y Valdez, Storia naturale e generale delle Indie, lib. III, cap. xii. Traduz. di Gio. Poleur.