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capitolo undecimo 411

illusione: sapeva quello che valevano gli omaggi de’ suoi cortigiani, e non poteva dubitare della disistima che ispirava ai vescovi, cominciando dal Primate di Toledo, l’illustre cardinale Ximenes Cisneros.

Appagati suoi odii e cumulate ingenti dovizie, di cui dovevano andar lieti i suoi nipoti, Fonseca trovavasi astretto ad un lavoro forzato, abbandonato all’aridità del proprio cuore, all’inquietudine del proprio spirito, non potendo trovare consolazione nelle sue memorie, ned attingervi speranza per la sua ultima ora, cui la vecchiaia e le continue fatiche affrettavano. Così, il trionfo del più crudele nemico di Colombo non er’altro che apparente. Invidiato, adulato, egli si giudicava degno di gran compianto per la inutilità della sua fastidiosa opulenza, inetto a rifugiarsi in sè stesso, nè potendo far capitale d’alcuno.

ll solo fra’ persecutori di Colombo, cui la sovrana elevazione sicurava contro la giustizia degli uomini, Ferdinando, non fu neppur esso felice, nonostante l’impunità della sua onnipotenza. L’effimere soddisfazioni dovute al riuscimento de’ suoi fini artifizii non valevano a calmare le incessanti inquietudini della sua autorità gelosa e diffidente. Indarno aveva colpiti d’impotenza tutti i grandi ingegni militari del suo regno; indarno, per parere più grande, si era privato del concorso di chi era veramente grande per ingegno e per iscienza; realmente il vecchio Re Cattolico non era degno di invidia. Monarca della scuola di Luigi Xl, tipo di principe secondo Machiavello, senza fede religiosa, senza legge di onore, portò vivendo la pena degli accorgimenti e delle arti di cui si era piaciuto. I Re non avevano fede nella sua parola; e per confessione del suo cappellano non gli credea neppur la famiglia1; aveva ingannato i suoi emoli coronati, i suoi ministri, i suoi cugini, la sua nobile compagna: atterrava gli uomini di stato troppo importanti e i capitani di troppo grande celebrità, siccome strumenti pericolosi; fu ingrato verso tutti quelli che avevano sollevato a grandezza la sua monarchia, e’ costituita la gloria del suo regno, il cardinale di Spagna don Pedro

  1. “Philippum ducunt persuasum ne ullo pacto socero credat.”: — Petri Martyris Anglerii, Opus epistolarum.