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capitolo decimo 363

della croce non ebbe che un desiderio, la liberazione del Santo Sepolcro, affine di agevolarne l’accesso a tutte le nazioni, e darne la proprietà alla Santa Sede. Ei non provava inquietudini altro che intorno a questo risultamento; desiderosissimo inoltre di preservare da ogni smembramento futuro il patrimonio della Chiesa. ll suo ricorso alla Santa Sede, i poteri spirituali che invocava da Lei, i servigi che si profferiva di renderle, la stima che di lui mostrò il Papato, la fidanza che in lui pose, così intorno alla linea di demarcazione, come nel rifiuto delle sedi episcopali delle Indie, sembrano confermare tacitamente il carattere di Legato Apostolico, di cui si mostrò insignito ne’ suoi atti e nelle sue intenzioni. La sua esemplare pietà, la’sua fiducia in Dio, lo splendore della sua carica, l’umiltà della sua vita, le sue sciagure inudite, i suoi servigi senza pari lo sceverarono dal rimanente de’ mortali. Dal principio del mondo, in poi non v’ebbe mai uomo che adempiesse opera cotanto vasta. La dolcezza evangelica de’ mezzi corrispose alla santità dello scopo. Senza versare una goccia di sangue, senza costare a chicchessia una lagrima, raddoppio lo spazio noto della Terra, e schiuse alla scienza un campo illimitato.

Evidentemente Dio elesse messaggero della Salute il suo servo Cristoforo Colombo.

Fin dalla culla quest’Uomo fu contrassegnato di un suggello misterioso. Appartenente all’era del rinascimento, sembra partecipare altresì dell’esistenza legendaria dei Santi incivilitori del medio evo. Il maraviglioso lo investe da ogni parte a malgrado delle basse accuse de’ suoi nemici, della precisione dei testimoni e dell’autenticità dei documenti contemporanei. Colombo ci si è fatto innanzi nel pieno movimento del progresso letterario, nell’epoca fiorente delle università e della stampa in Ispagna: ha fornito opportunità di creare scuole navali, commissioni di idrografia, e di ampliare immensamente la marineria e la navigazione. E, tuttavia, la sua imponente grandezza sembra sollevarlo al di sopra della storia, per trasferirlo all’età nuvolose del mito e dell’epopea. Egli è che invero ogni grandezza si distacca dalla terra portando seco la propria sublimità, ed ogni sublimità ravvolge seco la propria poesia.