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capitolo decimo 359

la sua consapevolezza della instabilità delle cose di questo mondo, e il distacco naturale dell’anima sua tutta rivolta verso gli immortali splendori, lo sostenevano durante le sue prove: si consolava, nell’aspettazione del non perituro e sovrano bene, dei disinganni e delle miserie della vita presente.


§ VI.


Vedemmo un uomo di virtù perfetta, d’intera purezza di cuore, la cui grandezza morale avanza i tipi più celebri dell’antichità, e non è inferiore ai più nobili personaggi formati dal Vangelo.

Ma questo non basta.

Per giudicar Colombo, proviamoci di entrare nel fondo del suo carattere.

Sicuramente, quando lo si esamina e si abbracciano col medesimo sguardo gli atti e gli avvenimenti principali del suo arringo, siamo recati a riconoscere che il carattere pubblico di Colombo, in relazion necessaria col suo carattere privato, offre sopratutto il tipo della missione religiosa, e del mandato evangelico. Come disse già sapientemente l’illustre padre Ventura di Raulica «Colombo è l’uomo della Chiesa1

Diffatti Colombo appartiene alla Chiesa, molto più decisamente che alla marineria.

Egli viveva abitualmente piuttosto da religioso che da laico.

Fin dal suo arrivo in Ispagna, paese che la Provvidenza aveva eletto a secondare i suoi disegni, per guiderdonare la bontà di Isabella, Colombo è provvidenzialmente addotto ad un convento: quivi si lega unicamente con religiosi od ecclesiastici. Alla corte, ov’è introdotto da un antico Nunzio apostolico, monsignor Antonio Geraldini, eccettuata la Regina e il Gran Cardinale, non trova che opposizione ed incredulità: nel congresso dei dotti di Salamanca, non riscontra che diffidenza o dispregio: un sol uomo, un religioso, un teologo, Diego Deza, favo-

  1. P. Ventura di Raulica, Cristoforo Colombo rivendicato alla Chiesa. Manifesto, in-4° Parigi, 1853.