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ne, nella sua disastrosa campagna del 1503. Sfuggito miracolosamente ad un naufragio inevitabile, colla sua nave fracassata, mezzo sommersa, e che giunse con gran pena in porto, tribolato dalla lame e dalla gotta, anzichè cedere all’abbattimento degli equipaggi, si unisce col pensiero alla Chiesa cattolica, solennizza con essa la festa di San Giovanni Battista, e, durante il digiuno ch’è costretto patire, la sua pietà celebra in versi la natività del venturoso Precursore del Messia. Questa ispirazione nonostante i patimenti e la miseria su navi quasi affondate, è certamente l’unico esempio di un componimento letterario scritto in simili circostanze.

Quale idea non dà della serenità di spirito e della pietà di Cristoforo Colombo quel canto pacifico dell’anima cristiana che signoreggia i dolori, gli sfinimenti della carne, intesa a comparteciparci da lunge all’allegrezza della Chiesa Cattolica nel di natalizio del beato San Giovanni, il quale trasali nelle viscere della madre sua alla voce della Vergine benedetta fra tutte le donne, nel cui seno posava il Salvatore! Le circostanze di tempo e di luogo non sono meno edificanti dell’argomento di cosiffatta ispirazione; e addoppiano l’attrattiva della ingenuità di tal poesia.


§ IV.


Se Colombo si fosse limitato a scoprir terre, anche riconoscendo la grandezza del suo genio, potremmo considerarlo unicamente qual marinaro cosmografo; ma le sue scoperte sono siffattamente collegate colla sua vita privata, colla sua fede, e la sua missione apostolica signoreggia per modo i suoi atti ufficiali, ch’è diametralmente contrario alla giustizia pretendere di giudicarlo, non tenendo conto del sentimento religioso, principio e fine della sua esistenza pubblica.

E se alcuno maravigliasse come, dopo aver notate le sue doti eccellenti, noi non abbiamo, colla severa probita ch’esige la storia investigato il lato debole del carattere di Colombo, affine di porre i suoi difetti allato alle sue virtù, abbandonandoli all’equo giudizio de’ lettori; risponderemo anticipatamente a que-