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capitolo decimo 351

paro che la relazione ai Re cattolici del suo secondo viaggio. Le sue note, le sue carte geografiche, che il curato di Palacios e don Fernando ebbero sotto gli occhi, sono scomparse. Le osservazioni che aveva raccolte dopo il suo terzo viaggio, i suoi pensieri cosmografici, le sue note sulla storia naturale rapitegli, insieme con tutte le sue carte, da Bobadilla il 26 agosto del 1500, quando il commendatore s’impadronì della sua casa, mentre egli era assente, non gli furono mai restituite. Pare che Bobadilla le abbia conservate come sua proprietà1, e siano state imbarcate sulla Capitana che naufrago nella tempesta predetta dall’Ammiraglio. S’ignora assolutamente ciò che sia avvenuto del libro delle Profezie, dato dall’Ammiraglio alla Regina Isabella: non ne conosciamo che la brutta-copia informe e manchevole. Nondimeno, dal poco che ci rimane degli scritti di Colombo sfuggiti al naufragio dell’oblio, è permesso di poter portare un giudizio sopra il suo merito letterario.

Primieramente ciò che caratterizza il fare di Colombo è la spontaneità, la concisione, il vigore e l’assenza d’ogni artifizio nel modo di esporre. Ne’ suoi scritti il pensiero scorre con abbondanza: evvi sentita la forza della vigoria, e la dovizia delle idee. Egli vorrebbe dire ogni cosa ad un tratto; dal che conséguita, in certi passi, alcunchè di diffuso, e in apparenza involuto, ma ch’è elevato, profondo, e sintetico alla maniera di san Paolo. Sobrio nello stile come nella vita, Colombo, volontariamente spoglio di ogni arcaismo fraseologico, va sempre dirittamente al fatto per la via più semplice e più breve. E tale è la sua noncuranza d’ogni ordine ne’ suoi scritti, che anche le sue relazioni ufficiali ai Re cattolici portano l’impronta dell’improvviso e rapido vergare che fa la penna. Colombo non fece mai, quale Ammiraglio, una relazione elaborata. Si direbbe che vi hanno sempre in lui diversi uomini: scrive al tempo stesso quale inviato della salute, e contemplatore della creazione; parla da uom di mare, da missionario e da natura-

  1. L’Ammiraglio si lamentava di non avere mai potuto ricuperare le sue carte, delle quali il commendatore crasi impadronito “da vero corsaro.”