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336 libro quarto

di quello che gli era accaduto; e noi ne abbiamo avuto di frequente la prova, cercando di ricostruire la sua vita.

Indipendentemente da queste cause di oscurità, le preoccupazioni de’ suoi contemporanei, ed appo gli scrittori spagnuoli, uno spirito mal inteso di amor patrio, ci hanno occultato Cristoforo Colombo. Chi ne scrisse mentre viveva Ferdinando o suo nipote Carlo Quinto, per timore d’irritare il Cattolico o la maestà Cesarea, sfiorarono di volo le azioni e le parole di Cristoforo Colombo: trascorsero perfino a negare che avesse fatto realmente una scoperta: dissero che la scoperta dell’America, facile e da lungo tempo preveduta, non era stata interamente nuova: «Nella sua genealogia di Spagna, Damiano di Goes, non si dà neppure pensiero di nominar Colombo quale scopritore del Nuovo Mondo. Giovanni Vaseus, dotto ebraicista, versato nel diritto, venuto da Lovanio a Siviglia sull’invito del dottor Nicola Clénard e di Fernando Colombo, parlando anch’esso della scoperta del Nuovo Mondo nella sua prefazione delle Cronache Spagnuole, aveva già dimenticato il nome dello scopritore. Colombo era tenuto sì fattamente estraneo all’opera sua, che il protonotaro apostolico Pietro Martire, nel quarto libro della terza decade oceanica, pubblicato sotto gli auspicii di papa Leone X, protestava contra questa spoliazione reputandosi coscienziosamente obbligato di restituire a Colombo quel primato d’invenzione1 che gli veniva negato.

Oltre i magistrati e gl’impiegati di Siviglia, Colombo aveva contro di sè gli idalghi, che non amavano che uno straniero avesse acquistato coi danari di Castiglia una simil gloria, e studiavansi d’impiccolire l’avvenuto per alleggerire la soma delle proprie obbligazioni. Gli uomini di stato dell’Aragona, quelli che superstiziosamente ligii alle vecchie costumanze spagnuole avversavano le imprese d’oltre-mare, le conquiste nello sconosciuto, si erano sistematicamente opposti a Colombo, e ave-

  1. Defraudare virum et admittere scelus mihi viderer inexpiable, si labores toleratos, si curas ejus perpessas, si denique descrimina quæ subivit ea navigatione, silentio preterirem.” — - Petri Martyris Anglerii, Oceanœ Decadis tertiœ, liber quartus.