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320 libro quarto


Ei si vedea dinanzi agli occhi, appese alle povere pareti della sua stanza, le catene, unica ricompensa rimastagli delle sue sovrumane fatiche. Ma temendo forse che quella vista inasprisse i suoi figli contro l’ingiustizia della corte, per cancellar l’imagine dell’ingratitudine reale, comandò che coteste catene fossero calate insieme con lui nella tomba1. Dopo aver data a sè medesimo questa prova della sincerità del suo perdono delle offese, sicuro che non conservava alcun’amarezza in cuore, confessò per l’ultima volta le sue colpe, e ne ricevette l’assoluzione. I guasti fisici avevano rispettato tutte le sue facoltà. Nel rifinimento del corpo, egli non aveva patito alcun indebolimento dell’intelletto. Il contemplatore della Creazione doveva conservare la sua lucidità d’intuizione per tutto il tempo che l’anima rimaneva in lui unita al corpo.

Spuntava il giorno sacro ad una delle grandi feste del Cattolicismo, anniversario di quello, in cui il Figliuol dell’Uomo, avendo compiuta la redenzione, e istituita la Chiesa, risalì verso il Padre per rientrare nella sua gloria. Dall’un’ora all’altra, il grande Ammiraglio dell’Oceano si sentiva sempre più attirato verso il porto della sua eternità: dimandò il favore di ricevere un’altra volta sulla terra il Pane degli Angeli. Quale spettacolo dovette allora offrire quella cameruccia di osteria! L’inviato dell’Altissimo, l’ardente adoratore del Verbo, da cui tutto è stato fatto, che riceve la visita del Verbo divino sotto il simbolo eucaristico! Qual effusione di cuore, quale soavità di conforto sovrabbondarono in quell’uomo di fede! Qual divina illuminazione dovette rischiarare il suo letto di dolori! Con quale felicità si prostrò dinanzi al suo Signore che andava a lui! Il divino Salvatore che legge nelle anime, sapeva come ardentemente aveva desiderato la liberazione del suo Sepolcro, la glorificazione del suo Nome appo tutte le nazioni della terra, e i suoi perseveranti sforzi e le sue dolorose aspirazioni verso quel sacro scopo; perciò, nonostante il tremore che ogni mortale creatura deve pro-

  1. “Io gli vidi sempre in camera cotai ferri; i quali volle che con le sue ossa fossero sepolti.” — Fernando Colombo, Vita dell’Ammiraglio, cap. lxxxvi.