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capitolo ottavo 299

fossero al loro colmo, alle torture della gotta ond’egli erà travagliato, venne ad aggiungersi un’altra malattia1.

Allora Ferdinando, che, senza mostrare di pensarvi, seguiva con attenzione lo scadimento delle forze dell’Ammiraglio, e l’imbarazzo delle sue finanze, giudicando il momento opportuno, fecegli proporre di rinunziare a’ suoi privilegi e di accettare in iscambio un dominio situato in Castiglia, il feudo di Carrion de los Condes, al quale si aggiungerebbe una pensione sui fondi della corona. L’Ammiraglio rigettò disdegnosamente una tale offerta, colla quale si era sperato sedurre la sua miseria. Altrettanto inflessibile allora nella sua povertà e nelle sue infermità, quanto lo era stato nel tempo delle sue speranze sotto Granata, allorchè costrinse la corte a concedergli i suoi privilegi, egli non cedette nulla, non rinunziò ad un iota de’ suoi diritti disconosciuti, e serbò il silenzio dell’indegnazione, limitandosi ad appellarsi a Dio di quella iniquità.

Dal letto Colombo scrisse al suo antico difensore davanti la Giunta di Salamanca, Diego Deza, diventato arcivescovo di Siviglia e rimasto suo fedele amico: versò nel segreto dell’amicizia il suo dolore colla ritenutezza ed il laconismo di un uomo avvezzo a soffrire, e gli disse «pare che Sua Altezza non giudichi a proposito di eseguire le promesse che mi hanno fatto egli e la Regina (che è ora nel seno della gloria) sulla loro parola e sul loro sigillo. Lottare contro la sua volontà, sarebbe un lottare contro il vento. Io ho fatto tutto quello che doveva fare. Lascio il rimanente a Dio, che mi è stato sempre propizio in tutti i miei bisogni.»

Così l’uomo che in quel tempo rendeva la Spagna il paese più ricco e più potente della cristianità, non aveva tetto ove riparare il suo capo; dormiva in un letto a nolo, e si trovava ridotto a far debiti per pagare la spesa all’albergo.

Questa miseria non bastava al tacito odio del Re. Non solamente ei lo privava delle sue rendite, ma voleva spogliarlo anche de’ suoi titoli e de’ suoi onori. Qual era dunque il delitto

  1. Propria espressione di Colombo.