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capitolo ottavo 287

dolorosa imagine, orribile rimembranza che Ovando non avrebbe mai dovuto evocare! terra incendiata dopo la strage! cumulo di rovine e di ceneri, abbandonato al silenzio della diserzione e dello spavento!... Un arcivescovo er’allora a Xaragua tanto utile ai bisogni religiosi, quanto potrebb’essere oggidì uno nella foresta di Bondì, nella Sierra-Nevada, o nelle paludi Pontine.

Nonpertanto, una tale proposizione era stata esaminata, pesata e approvata da don Juan Fonseca, presidente degli affari coloniali. Ecco in qual modo questo vescovo meramente titolare provvedeva al servizio di Dio all’Hispaniola. Egli aveva osato dire che il Cristianesimo faceva gran progressi nelle Indie, perchè l’idolatria andava ogni giorno scemando. L’idolatria, diffatti, vi diminuiva, perchè gl’Indiani scomparivano: le stragi, le uccisioni in massa, gli assassinii, le morti particolari e arbitrarie, e i lavori delle miniere affrettavano la distruzione degli indigeni, e così a poco a poco veniva meno l’idolatria. Ma il Cristianesimo guadagnava per questo una qualche anima? Ecco perchè Colombo veniva respinto; perchè i traffici vergognosi, e le turpitudini sanguinarie abborrivano la sua chiaroveggenza.

Le osservazioni di Colombo furono segretamente comunicate da parte sua al Nunzio Apostolico.

Nè si limitò a questo la sollecitudine evangelica dell’Araldo della Croce.

Nonostante le sue strettezze, e le sue angustie giornaliere, tentando un ultimo sforzo, col mezzo delle firme di Francesco Ribarol, di Francesco Grimaldi, di Francesco Doria, e delle accettazioni di Pantaleone e di Agostino italiani, i quali mettevano il loro credito a sua disposizione1, riuscì a mettere insieme il danaro per fare un viaggio a Roma, e vi spedì in tutta fretta l’Adelantado, latore di un messaggio particolare pel Santo Padre. Don Bartolomeo, sempre pronto ai desiderii di suo fratello, partì sotto il pretesto di andare a rivedere il suo paese natio, affine di non destare sospetti, e compì rapidamente il suo viag-

  1. Come scorgesi dalle lettere di Cristoforo Colombo, a suo figlio, sotto la data delli 13 e 29 dicembre 1504.