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CAPITOLO OTTAVO

L’Ammiraglio è costretto dalla malattia a dimorare in Siviglia. — Mestizia della Spagna a motivo della infermità sovraggiunta alla Regina. — Progresso del male. — Ultimi momenti d’Isabella. — Indicibile dolore di Colombo a questa irremediabil perdita. — Malattia, povertà, e patimenti morali dell’Ammiraglio. — Dal suo letto sventa a Roma un intrigo del vescovo Joan de Fonseca. — Colombo presenta i suoi richiami al Re Ferdinando. — Studiata cortesia e ritardi artificiosi del Re. — L’arcivescovo di Siviglia D. Diego Deza assunto arbitro fra il Re e l’Ammiraglio. — Aggravandosi le strettezze e la malattia di Colombo, il Re gli fa proporre in iscambio de’ suoi titoli e diritti nelle Indie, un picciol feudo ed una pensione in Castiglia. — Nobile rifiuto dell’Ammiraglio. — Arrivo della principessa dona Juana, erede della Castiglia. — Ripigliando speranza, Colombo manda a incontrarla Don Bartolomeo. — Graziosa accoglienza fatta all’Adelantado. — Guasti irremediabili della malattia di Cristoforo Colombo.

§ I.

La viva gioia che palpita nel cuore del marinaro, quando, dopo i pericoli di una lunga navigazione, rivede la patria, fu d’un colpo repressa dall’aspetto della pubblica mestizia. L’angelo protettore della Castiglia, Isabella, la Regina adorata, era presso a morire di lenta malattia.

Nonostante l’ardore che lo avrebbe immantinente fatto correre a Medina del Campo, stanza della corte, l’Ammiraglio fu costretto di fermarsi a Siviglia, precipua sede de’ suoi nemici. I suoi patimenti ve lo trattennero in un’osteria. I rari amici che aveva in quella città n’erano allor assenti: perfino il suo ammirator fedele, il dotto teologo padre Gaspardo Gorricio, aveva per breve tempo abbandonata la Certosa delle Grotte. La stagione malinconica aggravava i suoi patimenti: aveva preso stanza in quell’osteria come un qualsia straniero in quella città diventata sede degli affari delle colonie. Durante la sua assenza, gli uffici della marina erano stati organizzati. L’Ammiragliato delle Indie costituiva un vero ministero della marina e delle colonie, di cui era presidente il vescovo Juan Fonseca, implacabile