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CAPITOLO OTTAVO
§ I.
La viva gioia che palpita nel cuore del marinaro, quando, dopo i pericoli di una lunga navigazione, rivede la patria, fu d’un colpo repressa dall’aspetto della pubblica mestizia. L’angelo protettore della Castiglia, Isabella, la Regina adorata, era presso a morire di lenta malattia.
Nonostante l’ardore che lo avrebbe immantinente fatto correre a Medina del Campo, stanza della corte, l’Ammiraglio fu costretto di fermarsi a Siviglia, precipua sede de’ suoi nemici. I suoi patimenti ve lo trattennero in un’osteria. I rari amici che aveva in quella città n’erano allor assenti: perfino il suo ammirator fedele, il dotto teologo padre Gaspardo Gorricio, aveva per breve tempo abbandonata la Certosa delle Grotte. La stagione malinconica aggravava i suoi patimenti: aveva preso stanza in quell’osteria come un qualsia straniero in quella città diventata sede degli affari delle colonie. Durante la sua assenza, gli uffici della marina erano stati organizzati. L’Ammiragliato delle Indie costituiva un vero ministero della marina e delle colonie, di cui era presidente il vescovo Juan Fonseca, implacabile