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260 libro quarto

sul colpo Juan Barba, mastro armaiuolo della Capitana, il primo che aveva sguainato la spada contro l’Ammiraglio; indi abbattè il piloto maggiore Juan Sanchez, e fece due grandi ferite a Pedro di Ledesma: in un batter d’occhio i sei uomini erano caduti. Allora Francesco Porras assalì più daccosto don Bartolomeo, e gli menò un colpo di sciabola così violento che ruppegli lo scudo e vi penetrò sino alla guardia; ma, quantunque ferito ad una mano, l’Adelantado lo abbracciò pel corpo, facendo ogni sforzo per atterrarlo: in questa lotta Francesco Porras toccò tali ferite, che lo posero fuor di combattimento, e rimase prigioniero. L’Adelantado continuò la battaglia. In breve, caduti i più valenti ribelli, il rimanente pigliò in disordine la fuga. L’Adelantado era sull’inseguirli, quando i suoi ufficiali gli rappresentarono che gl’Indiani. fin allora spettatori della pugna, potrebbero assalirli appena li vedessero dispersi e rifiniti dalla fatica1: Don Bartolomeo tornò alle caravelle coi prigionieri e li presentò all’Ammiraglio.

Colombo ringraziò suo fratello, ma sopratutto il Signore: rendette molte grazie a Dio, «tenendo per certo che lo aveva liberato dalla morte.2»

Questa vittoria non costò che due ferite agli uomini dell’Ammiraglio: Don Bartolomeo guarì presto della sua; ma sciaguratamente il bravo capitano del Galiziano, Pietro de Terreros, già maggiordomo del Vice-re, era stato côlto nell’anguinaia; e, nonostante le cure dell’Ammiraglio, moriva poco dopo. Questo servo fedele di Colombo, sdegnato del procedere del suo parente, Camacho, ch’era entrato nella cospirazione del medico Bernal, rivocò il testamento da lui fatto in suo favore durante quella campagna, e legò il suo patrimonio ad altri parenti lontani3.

Non avendo più capo da guidarli, i ribelli chiesero di fare la loro sottomissione; obbligavano con giuramenti e spaventevoli

  1. Fernando Colombo, Vita dell’Ammiraglio, cap. cvii.
  2. Herrera, Storia generale delle Indie occidentali. Decade 1, lib. VI, cap. xi.
  3. Cristoforo Colombo, Lettera a suo figlio don Diego, datata da Siviglia il 29 dicembre 1504.