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capitolo sesto 243


A tale notizia pochi impaurirono, i più n’alzarono le spalle e risero1.

Quando giunse la notte, il color sanguigno della luna riscosse gl’increduli, e appena la miraron oscurarsi, che misero urli di terrore e corsero alle caravelle carichi di provvigioni, supplicando l’Ammiraglio di ammansare il suo Dio irritato, promettendo portare da quel giorno in poi i viveri regolarmente. Supplicato da loro, l’Ammiraglio disse che andrebbe a parlare al Suo Dio; e di fatto si ritrasse nella sua camera. Chi comprende il carattere di Colombo, avrà qual cosa certissima, che pregò Dio in lor favore, dimandandogli che aprisse il loro cuore ai lumi evangelici, ispirasse loro sentimenti dolci ed umani, e li guardasse dai mali che avevano afflitto gl’indigeni della Spagnuola.

In quel momento l’eclisse giungeva alla sua maggior intensione, e con esso il terrore degli Indiani ragunati sulla riva, come lo provavano i loro urli: supplicavano gli Spagnuoli di aver pietà di loro.

L’eclisse finiva quando l’Ammiraglio, terminata la preghiera, uscì dalla camera e disse ai cacichi che aveva parlato di loro al suo Signore; che a Dio era nota la loro promessa di trattar bene i cristiani, di provvederli di viveri, e che, poichè essi erano in tali sentimenti, il suo Signore sicuramente ne sapeva lor grado. Annunziò che quel fenomeno, oggetto di spavento alla maggior parte dei popoli idolatri, non era un presagio minaccioso pei servi del Cristo, e che in breve la luna ricomparirebbe pura e bianca come di solito. Il messaggero della croce colse una tale circostanza per mostrare agli indigeni il segno della salvezza, e per ispirar loro il timor salutare del Signore, ch’è il principio della sapienza. Diffatti, i cacichi ringraziarono l’Ammiraglio, e se ne andarono lodando il Dio dei cristiani2, di cui non parlavano altro più che con gran

  1. Fernando Colombo, Vita dell’Ammiraglio, cap. ciii.
  2. “Essi rendevano molto grazie all’Ammiraglio, e lodavano il Dio de’ cristiani.” — Fernando Colombo, Vita dell’Ammiraglio, cap. ciii.