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capitolo quinto 219

addietro nelle società scientifiche; Venezia, Bassano, Pisa, Firenze, Genova, Torino, Milano, Pavia, Roma e Parigi se ne occuparono: il dotto Morelli, bibliotecario a Venezia, la fece ristampare, accompagnata da note, sotto il titolo di Lettera rarissima.

Questa lettera è sommamente importante sotto i varii aspetti dei fatti marittimi, non meno che delle scoperte, degli avvenimenti raccontati e delle osservazioni raccolte. Ella ritrae sopratutto uno strano interesse dalle paurose circostanze in cui Colombo la scrisse, e dal modo, anche più sorprendente, con cui fu spedita. A dir vero questo documento non è una lettera: è una relazione, un riassunto di viaggi, una comunicazione del Rivelatore del Globo ai Re cattolici.

Alla semplicità sempre nobile dell’Ammiraglio si aggiunge qui un non so che di commovente ed antico, di superiore e divino, che sembra la suprema consacrazione della virtù mercè la sciagura. Come in tutti gli scritti di Colombo, qui spicca l’impronta della spontaneità: solamente la potenza del genio vi s’innalza e cresce per effetto della sublimità del cristiano in mezzo a prove estreme. Nondimeno l’araldo della croce pare non vi espanda più il suo amore per la creazione. Da poi che una penna straniera, quella del suo implacabile nemico, il vescovo Fonseca, è stata incaricata di rispondergli, diremmo ch’ei volle salvare da ogni profanazione la confidenza del suo ardente amore della natura e del suo inesauribile entusiasmo delle bellezze del Verbo. Un sentimento di scoramento traspira dalle sue parole, non ch’ei dubiti della Provvidenza o di sè; ma indovina che la salute della Regina, consumata dalle afflizioni, darà nelle mani ai consiglieri di Ferdinando gli affari delle Indie: perciò tace, vela o abbrevia certe particolarità; ha riservatezze di cuore e di effusion religiosa. Capo di un’impresa cristiana, sente che le sue parole saranno giudicate unicamente secondo il mondo, dallo Spirito del mondo, coi ri-

    a Venezia, nel 1505, vivente ancora Colombo. Il cavaliere Morelli le diede una nuova esistenza nel 1810, ristampandola sotto il nome di Lettera rarissima.