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154 libro quarto

ricchezze i loro iniquì possessori, in numero di oltre cinquecento1.

Mentre si compieva quel disastro, l’Ammiraglio, ritirato nel porto nascosto, puerto escondido, lasciava romoreggiare l’uragano e confidava in Dio.

Durante il giorno, le quattro caravelle, difendendosi come potevano meglio dai colpi del vento e del mare, resisterono. Ma la tempesta fu terribile la notte, e rovinò le navi. «In mezzo all’oscurità tre navi furono strappate fuori del porto, ove rimase la sola Capitana2. Ciascuna di esse reputò le altre irremissibilmente perdute: dovettero abbandonarsi alla violenza de’ flutti. Il Galiziano su cui si trovava l’Adelantado, perdette la scialuppa, e per riaverla corse gran pericolo senza riuscita: tutte si sforzarono di guadagnar l’alto mare. Le tre caravelle assai malconce perdettero una parte dei loro utensili e delle loro provvigioni. La nave dell’Ammiraglio, quantunque orribilmente squassata, non soggiacque a verun’avaria: egli stesso ebbe a dire: «Nostro Signore salvò la caravella su cui io era, in guisa, che, quantunque stranamente assalita, non provò il menomo danno3.» Dopo essere state sbattute dalla tempesta per diversi giorni, le quattro caravelle si riunirono nel porto d’Azua la domenica4, come per ringraziare Dio della sua manifesta protezione. Le circostanze di questa riunione insperata pareva avessero colpito di stupore l’Ammiraglio, sebbene cotanto abituato alla bontà di Nostro Signore.

Questo disastro non fu considerato come un semplice sinistro di mare: tutti i contemporanei hannovi intravveduto un castigo della Provvidenza. L’azione della giustizia divina fu qui tal-

  1. Oviedo e Valdez, Storia naturale e generale delle Indie. lib. III, cap. ix.
  2. “La notte con grandissima oscurità si partirono tre navigli della sua compagnia, ciascun per lo suo cammino.” — Fernando Colombo, Vita dell’Ammiraglio, cap. lxxxviii.
  3. “En el que yo iba, abalumado á maravilla, Nuestro Señor le salvó que no hubo daňo de una paja.” — Lettera ai Re Cattolici datata dalla Giammaica, 7 luglio 1503.
  4. Fernando Colombo, Vita dell’Ammiraglio, cap. lxxxviii.