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capitolo nono 135


Rispetto a don Diego, fratello dell’Ammiraglio, le ingiustizie commesse a danno del Vice-re, lo confermarono della malvagità degli uomini: risolvette di abbandonare la Corte, ed il mondo per non servire oggimai altro che la Chiesa; ed abbracciò lo stato ecclesiastico, di cui già. disimpegnava elettivamente gli offici in mezzo alle cure del governo.


§ II.


Dopo la morte del suo concittadino papa Innocenzo VIII, Cristoforo Colombo non si era peranco messo in relazione col suo successore. Partendo per questo viaggio, che doveva essere il compimento delle sue spedizioni, l’araldo della croce scrisse al Capo della Chiesa per rendergli conto del suo silenzio, delle sue azioni, delle sue intenzioni, e per domandargli la sua protettrice cooperazione.

Allo stile nobilmente familiare di questa lettera, si direbbe che un augusto parentado congiungesse la missione di Cristoforo Colombo coi destini del Cattolicismo: traspira la fiducia del figlio che parla al proprio padre. Quantunque laico, ammogliato, padre di famiglia, Colombo dimanda al Papa, naturalmente e senza esporre i suoi titoli, una delegazione di autorità spirituale, propriamente come avrebbe potuto fare un vero Legato della Santa Sede: prega il Sommo Pontefice di emettere un Breve, che prescriva a tutti i capi di Ordini Religiosi di lasciargli scegliere nei loro conventi, per costituirli missionari apostolici, sei Religiosi, che riservasi eleggere direttamente, ed alla cui partenza non possa opporsi alcuna giurisdizione ecclesiastica o secolare: vuole che al ritorno nei loro conventi questi Religiosi sienvi ricevuti e trattati come se non ne fossero usciti, ed anche con maggior favore, se così meritassero le opere loro: dimanda cooperatori, perchè «spera in nostro Signore di poter proclamare il suo santo nome, e il suo Vangelo in tutto l’universo1

  1. “Porque yo espero en Nuestro Seňor de divulgar su santo Nombre y Evangelio en el universo.” — Carta del Almirante Colon á su Santidad. — Coleccion diplomática. Docum. n° cxlv.