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di simile conio se ne possono, citare parecchi caduti dalla penna anche agli archimandriti della poesia. Se poco della sua vita possiamo qui dire, e anco della sua morte, non potendosi ritrovare memorie intorno l’anno del suo trapasso, ne resta a parlare in quanta fama egli fosse salito, e quanto lo reputassero i colti uomini del suo secolo: ma più ancora dell’oggetto de’ suoi sospiri, e del colore drammatico che ebbero le sue amorose vicende. Nè certamente dal vero ci allontaniamo, asserendo che era tenuto in istima dal Cardinale Lodovico Madrucci, Vescovo e Principe di Trento, e perchè i Bucetti di Rallo furono sotto di lui fatti cittadini della mentovata città1, e perchè lo stesso Porporato amava la poesia2, e quindi per una celebrità letteraria che Cristoforo avevasi acquistato; onde ne rimane un Sonetto, che comincia:

Liete felici avventurose squadre,

  1. Ebbero poi la lor gentilisia tomba in S. Marco.
  2. Trovasi un Sonetto di lui nell’Opera Il Tempio alla S. Donna Giovanna d’Aragona, ec. Venezia, 1565 pag. 342.