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di simile conio se ne possono, citare parecchi caduti dalla penna anche agli archimandriti della poesia. Se poco della sua vita possiamo qui dire, e anco della sua morte, non potendosi ritrovare memorie intorno l’anno del suo trapasso, ne resta a parlare in quanta fama egli fosse salito, e quanto lo reputassero i colti uomini del suo secolo: ma più ancora dell’oggetto de’ suoi sospiri, e del colore drammatico che ebbero le sue amorose vicende. Nè certamente dal vero ci allontaniamo, asserendo che era tenuto in istima dal Cardinale Lodovico Madrucci, Vescovo e Principe di Trento, e perchè i Bucetti di Rallo furono sotto di lui fatti cittadini della mentovata città1, e perchè lo stesso Porporato amava la poesia2, e quindi per una celebrità letteraria che Cristoforo avevasi acquistato; onde ne rimane un Sonetto, che comincia:
Liete felici avventurose squadre,