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accennati scritti presso di questa Civica Biblioteca. Sullo scorcio dell’anno 1826 il Beltrami ritornò in Europa, e fermandosi a Londra fino al 1830 di là recavasi a Parigi ove, come dicemmo, pubblicava il suo Messico, indi nell’anno 1834 l’altro suo lavoro intitolato l’Italia e l’Europa, nel quale assai eruditamente discorre e con assai caldo zelo del merito degli Italiani, rivendicando loro molte invenzioni e scoperte, delle quali ora si fanno belli gli stranieri. Apertosi in quell’anno medesimo il congresso scientifico di Stuttgard, il Beltrami vi si recava a rappresentarvi l’Istituto Istorico di Francia, munito di lettera commendatizia di quel Segretario perpetuo il sig. di Monglave, il quale non esitava a chiarirlo uno dei membri più onorevoli e distinti di quella scientifica associazione. Colà lesse alcune memorie plauditissime e riportate in parte dai giornali letterari. Ebbe grata accoglienza da quel re che in lui onorava il sapere di Francia. Poco stante recavasi a Heidelberg, ove acquistava picciolo podere, che abitò per due anni, in capo ai quali venne in Italia, dirigendo lettera di congedo all’Istituto di Francia, dalla quale ben si scorge l’amarezza dell’animo suo per molte ingiustizie e crudeli detrazioni dei dotti, de’ quali non seppe mai cattivarsi l’amicizia e le simpatie. In essa ricorda sdegnoso le principali scoperte da lui operate, e ciò che gli uomini e le scienze gli devono. Tale scrittura è l’ultima che si conosce per lui uscita con le stampe, ed in essa si legge com’egli intenda abbassare ogni vela della sua vita e di lascia-