gua Atzteka, opera di Bernardino detto Saagun dalla di lui città natale, altro di queglino che, seguaci di Cortez, si adoperarono con zelo alla coltura religiosa di quelle tribù selvagge. Questo che ben possiamo dirlo rarissimo cimelio porta la data dell’anno 1532 e la segnatura dell’autore medesimo. Come pervenisse in possesso del Beltrami non sarebbe facile a dire. La solerzia di lui e l’ignoranza di chi lo aveva in custodia polveroso nella biblioteca di Messico ne favorirono l’acquisto che ora, passato per denaro al Museo Numismatico di Brera, sappiamo starsi da quel Conservatore sig. Biondelli illustrando con quella profondità di dottrina che tutti sanno. Esso consta della traduzione in lingua Atzteka degli Evangeli di ogni domenica, e quasi a maggiore facilità d’intelligenza porta scritto in fronte ad ognuno l’indicazione del titolo e della materia in lingua latina, ciò che meglio condurrà l’erudito illustratore sulla via dei confronti, onde erigervi sopra un monumento etnologico, forse il primo che si conosca contemporaneo a quella ora quasi spenta Nazione. La Rivista Enciclopedica di Parigi, anche prima della pubblicazione del Messico, dimostrava tenere un tale manoscritto in altissimo pregio, ed il Beltrami se ne compiaceva come di cosa sopra ogni altra a lui cara e preziosa. Il cartone che ricopriva quel codice componevasi di più fogli di palma uniti insieme, che il Beltrami svolgeva con ogni diligenza addatosi dell’importanza loro. Contengono essi le prime lezioni di una lingua che importava di ben appren-