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del Beltrami vuole aversi in conto di importante e singolare. Questi all’intento di riuscire utile all’Istoria delle origini di quegli aborigeni, non che delle arti loro nulla lasciò d’intentato, onde procurarsene preziosi documenti. I geroglifici, dei quali ogni popolo nella prisca sua ignoranza si valse a conservare il pensiero, ed a tramandarlo altrui, quale prima voce ed uniforme di natura, furono in Egitto più lungamente adoperati e meglio coltivati, tenuti in pregio anche dopo l’uso della scrittura propriamente detta, fatti depositari delle scienze e delle idee religiose. Così a differenza di ogni altra Nazione avvenne pure nel Messico, ove per mezzo di simboli e di pitture fino ai tempi della conquista si tramandò la memoria delle leggi, e d’ogni istorica tradizione. Quando la prima ambasciata di Montezuma mosse incontro a Cortez, la accompagnavano pittori e disegnatori Indiani, i quali si posero con ogni diligenza a ritrarre sopra tele di cotone con mastiche preparate i soldati, le armi, le artiglierie, ed ogni costume e masserizia degli Spagnuoli, il che prova di quanto fossero esperti nell’arte simbolica dei geroglifici. Fu perciò che il padre Monotilio (al secolo Toribio di Benevento), uomo destro ed assai intelligente, volle dare opera onde salvare da una generale distruzione fanatica e barbara ciò che poteva col tempo ricondurre i tardi nipoti sulle traccie di quanto avevano conquistato i padri loro. E come i geroglifici erano più facili a smarrirsi, volle tracciato sopra quattordici fogli di agave in geroglifici ed