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terrori del saccheggio e del sangue. Per quelle comunicazioni esultava il Beltrami scorgendo col mutato governo sorta per quei mari un’era novella di libertà commerciale, tolta ogni odiosa restrizione ed ogni vincolo ai reciproci scambi, che le gelosie e l’ignoranza di Spagna per quasi tre secoli vollero mantenere fra quei grandi centri delle due Indie.

Standosi a quelle ultime rive corse a lui il pensiero di spingersi pel mare di Cortez alle due Californie, delle quali offre un quadro assai interessante, anzi profetico. Già di quelle coste suonava alta sebbene incerta la fama, avvegnachè in quei paraggi, per la massima parte inospiti e selvaggi, constasse essere abbondanza di perle, cui la volgare credenza assegnava seguito di ricche metallifere miniere da altri supposte esagerazioni di alcuni viaggiatori, da altri tenute per vere appunto, perchè contraddette dalle missioni colà stabilitevi, sospettate di viste troppo parziali. E a renderne in lui più vive le brame s’aggiungeva una preziosa raccolta di perle di vario colore, delle quali alcune tutte nere dal Beltrami ottenute in cambi dal curato di Las Estancias pervenutegli da un missionario delle Californie, quale centro già acclamato di ogni tesoro. E tali preziose margherite noi le potemmo osservare con occhio di giusta ammirazione se è vero ciò che egli ne scrive «non essere dato possederne di simili che alla sola regina di Spagna, dono di D. Diego di Castiglia prete delle missioni di quelle favolose regioni», non dovendo però tacersi come di perle