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migliaja di schiavi, resi tali da liberi proprietari che prima erano. Persistette nella discendenza del grande eroe sino a che da un’unica figlia, maritatasi al Duca di Monte Leone, venne in dote trasmesso a questa grande famiglia di Napoli. Avvenne che standosi il Beltrami a Firenze l’anno 1812 stringesse intimità di amicizia col Duca di tal nome, il quale, scorgendo in lui vivo desiderio di un viaggio transatlantico, gli proponeva recarsi a reggervi quell’avita proprietà di sua famiglia, al quale invito rinunciò per seguire le sorti fatte incerte del Regno Italico cui serviva. Ma in tanta mancanza di lumi e di istruzione volata dalla gelosia dei governanti riusciva di confortante sorpresa al Beltrami lo scorgere fra quei popoli penetrate luminose e potenti le arti belle e singolarmente la pittura. Esse non aveano d’uopo che dei primi inizii e di opportuni esemplari, i quali non tardarono a venire importati da Spagna per abbellirne templi e santuari, che numerosi sorgevano a maggiore edificazione del cattolico culto, detto perciò giustamente il primo gran protettore delle tre arti sorelle. Le ricchezze di quelle nuove contrade, e le facili occasioni d’impiego vi chiamarono opere di arti ed artisti, e quindi stupendi lavori si ammirarono ovunque, vinta dall’avidità del guadagno ogni difficoltà. Vedenti professori furono di guida altrui, e ben presto alle opere loro si aggiunsero quelle degli allievi, onde il Beltrami potè ordinare una serie di artisti del Messico, i quali gareggiano in valore coi loro maestri di oltremare. Il genio di