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mento salpasse di Spagna per le Americhe senza che seco portasse alcun nuovo vegetabile, e che il maturare d’ogni nuovo frutto d’Europa colà si celebrasse con festevoli dimostrazioni, avvegnachè ciò solo servisse al lusso di pochi, scorgendosi il popolo Atzteko travagliato periodicamente da generali carestie, a prevenire le quali uopo era moltiplicare gli oggetti di coltiva e incoraggiarne la industria, essendo pure noto, come secondo un indegno monopolio si ingiungesse di schiantarvi le viti, e si aggravassero di insopportabili balzelli alcune piantagioni. A far più chiaro il mal sistema di quel Governo e l’abbandono in cui lasciavansi le cose metallurgiche, basterà ricordare come a Messico presso quella sedicente scuola delle Miniere, mentre al dire del Beltrami facevano bella mostra di sè le più rare produzioni naturali di Siberia e di Scozia, era vano cercare alcun saggio a far conoscere la geologica condizione di quelle così importanti escavazioni. Era quel popolo per ordinamento governativo lasciato senza istruzione di sorta, impeditegli ogni progresso dell’arti industriali, chiusa a lui ogni via di ricorso al trono, posto esso pure a sei mila miglia di distanza, e frappostavi l’immensità di un oceano, ristretto finalmente ne’ suoi limiti territoriali da gelosa legge di non varcarli giammai, non altrimenti che un tempo a Sparta, ove severamente punivasi chi solo osasse richiedere della via onde escire dello Stato. E tanto più grave e funesto facevasi questo sistema di governo in quanto sapevasi per testimonianza del-