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pra il livello del mare. Alberi ed arbusti oppressi dai rovi e dalle spine quivi appajono vestiti di liscia scorza e lucente, portando rami maestosi con foglie di un verde il più cupo e di ombreggiante larghezza. Prima tutto era arso ed ardente, ora ogni cosa sentesi circondata da dolce frescura, scemato il numero dei rettili velenosi e degli incomodi insetti, cresciuto quello delle bestie utili e dei garruli variopinti augelli. Intorno all’uomo saltella il capriolo, fissandolo in volto senza timore, e la tortorella gli svolazza accanto fidente e vezzosa. Non i rigori del verno, non gli ardori della canicola, ma una temperatura costante, una eterna primavera. Il Beltrami vi scorgeva l’immagine delle delizie primitive di terrestre paradiso; ma l’animo di lui altamente indignavasi alla contemplazione di quelle terre così predilette dalla natura per fecondità del suolo, per abbondanza di acque, per ricchezza di ogni più prezioso metallo, e per fisica tempra e morale de’ suoi abitanti, terre tenute per anni sì lunghi stazionarie ed oppresse. Scorgeva le ricche miniere d’argento e d’oro affascinare coll’incanto del loro splendore quegli abitanti, che intanto ingannati da malaccorti regolamenti, stavansi non curanti delle materie indispensabili all’arte del minatore e dell’amalgama loro procurate a carissimo prezzo dal commercio di Cadice, ed in mezzo a cumuli di preziosi inerti tesori mancando delle cose di prima necessità, presentavano in sè medesimi ridotta ad atto la favola di Mida.

Nè gioverebbe dire che Cortez scrivendo le prime lettere a Carlo V. lo richiedesse, che nessun basti-