fu posto a sangue ed a ruba, e pochi geroglifici somo salvi dalla generale distruzione, guidano l’archeologo con assai incerte luce fra le tenebre appena di sette od otto secoli. Tre nazioni di diverso nome, delle quali l’ultima, l’atzteka, parlanti una lingua avente la stessa base, si contavano finora discese dalle nordiche regioni verso i tropici. Paziente e sagace il Beltrami, rovistando ogni biblioteca, poteva aver copia di un manoscritto da cui traeva un’istoria bastevolmente ordinata intorno le origini ed i politici ordinamenti di quei popoli, lavoro il quale forma una parte importantissima dell’opera sua sul Messico. Ma, come avvenne d’ogni cosa scritte dal Beltrami e delle sue scoperte, in mezzo a plagi i più inverecondi, ben poco a lui retribuirono gli scrittori che gli successero; onde non è meraviglia, che pure Lodovico Hermann profondo investigatore delle origini Messicane dando a conoscere, in onte a molta erudizione, di non sapere dello scritto di lui, sostenga una tesi affatto contraria, volendo che i primi popoli dell’Anauhac movessero dal polo meridionale verso il nord, e facendo delle tre nazioni summentovate non altro che tre caste di nobili, di plebei e di sacerdoti, onde una sola in senso statistico si divideva; ipotesi tanto più nuova in quanto che pur troppo è noto, come sempre ogni irruzione di popoli quasi per legge fisica scendesse dall’Orsa minore a più allettevoli piani. La cronologia dell’abate Clavigero s’accorderebbe pure in qualche modo col Beltrami, nè da lui dissentirebbe Herrera e s’accosta Humboldt me-