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errore dietro vaghe informazioni dei selvaggi, che i geografi le assegnarono a sorgenti il lago medesimo. Perlustrando i contorni trovava il Beltraml otto piccoli laghi senza nome tutti fra loro in comunicazione, che egli sacrava alla memoria di una famiglia a lui carissima denominandoli dai figli suoi. Quelle limpide acque gli erano immagine delle anime loro, come l’unione dei laghi quella dell’affetto che li stringeva.
Innoltrando sempre doveva il Beltrami con l’ajuto di un Indiano e della sua guida caricarsi d’ogni sua roba, e del canotto medesimo onde superare parecchi tratti d’interrotta navigazione. Tutto quel vasto piano era a quando a quando sparso di laghi, e solcato da riviere scorrenti per ogni verso, e variato da macchie di aceri, ed alberi da sugaro. Così passati i laghi dei pesci dorati, dei pini, e delle terre tremolanti giungeva il Beltrami sull’altipiano dell’America settentrionale, parte la più elevata di quelle nordiche regioni.
Ivi all’intorno di piccola collinetta zampillavano gorgogliando in un bacino di fiori recinto di poche canne le sorgenti della Riviera Sanguigna, e dall’altro lato quelle del Mississipì. Salito il Beltrami sull’eminente piano vi scorgeva uno specchio di limpidissime acque senza alcun apparente deflusso il cui fondo scandagliato misurava ad alta profondità, per cui argomentava ne scaturissero le vene delle sottoposte fonti. Colà seduto all’ombra di annoso platano, siccome da un osservatorio dalla natura disposto, tutta in giro abbracciava la linea di lontano orizzonte, che