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de solo di sangue e di vendetta. Sedette alle lor mense fumando il Calumet dell’amicizia, prese parte alle loro cacce, fu spettatore ai giuochi, alle danze, alle funeree cerimonie, e nuziali, in una parola visse della lor vita medesima. Gli istrumenti musicali e regole delle cadenze nei balli erano tamburri, cimbali, globuli di pelle contenenti semi di grano, castagnette ed ossa di animali, od a conchiglia, il che tutto ora si vede in questa Biblioteca Comunale con altri molti arnesi d’ornamento e di guerra, come piume, cintura, smaniglie, archi, frecce e silici accoltellanti, fra quali richiamano particolare attenzione una mazza detta in loro lingua tomahawk, terribile istromento di morte, ed alcune armille stranamente composte a denti ed artigli d’animali, cose tutte pregevolissime perchè raccolte sulla scena dell’uso loro. Ricorda il Beltrami come quei selvaggi s’imbrattassero di mille colori, ed a scemarne le meraviglie osserva essere stato un tale costume proprio di ogni tempo. Enoc dice dell’angelo Azaliele, il quale avanti il diluvio insegnava alle figlie l’arte di pingersi, Isaia ne parla a riguardo di quelle di Sion, le donne greche e romane l’appresero dall’Asia, e Giovenale raffigura tinti di rosso e di bianco i sacerdoti effeminati di Atene. S. Ambrogio e il celebre Papa Ildebrando alzano la voce contro di tale usanza. I moscoviti prima di Pietro il Grande tingevansi il volto di più colori. Che più? anche dei giorni nostri donzelle gentili lisciano di belletto la nivea pelle.