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bene meritasse da quel Provvisorio Governo scorgendolo insignito della medaglia d’onore del Regno di Napoli. Ma, nel vortice in cui perivano tutte le nuove istituzioni, facendo pure quella Provincia ritorno al dominio del Papa, non andava salvo il Beltrami, che notata di troppo zelo, e di calda affezione al sistema che crollava, e forse fatto segno a dubbi più gravi, vedevasi costretto ad uscire d’Italia.

Ecco intanto nuovo argomento di quel superno consiglio, onde per inattese vie scorgonsi gli uomini agli alti destini cui erano nati, avvegnaché chi mai al vedere il Beltrami sedere grave e pensoso sacerdote di Temi, chi mai lo avrebbe sospettato il coraggioso, intrepido esploratore di nuove terre, e di nuovi costumi? Pure così avvenne. Strappato il Beltrami alle abitudini del Foro, di cui era per sì lungo tempo singolare ornamento, seguendo l’impulso di una sana Filosofia, cerca nei viaggi quell’esperienza, e quell’istruzione che valgano a sostenerlo nelle amarezze dell’esilio, e gli consiglino una virtuosa rassegnazione. E quasi egli preludesse a quell’oblio, cui apparentemente almeno fra noi si giacque, veniva ne’ suoi scritti osservando, che dando il suo nome ad alcune selvagge contrade per lui la prima volta visitate, bella occasione gli era porta di perpetuare la sua memoria, ma di ciò si astenne, lasciando che gli uomini disponessero del suo nome, come Dio del di lui spirito secondo che bene o male avesse meritato, fidando agli amici, ed a queglino che conosciuto aveano il di lui cuore,