Pagina:Costantino Beltrami.djvu/32

32

il quale genera invenzioni simili nelle più separate condizioni sociali, ed aggiunge: i costruttori degli edifici di Uxmal, Palenche, Copan, Chichen, Itza erano molto lontani dalle condizioni delle tribù nomadi.1

Dopo che questi monumenti vennero abbandonati li invasero le selve, ed ora si trovano sopra loro alberi di ottocento anni sui resti d’altri alberi padri. Se poi, oltre il tempo del loro abbandono, si pensa a quello in cui furono abitati, a quello in cui furono fatti, a quello necessario per ottenere la parità in tanto spazio, si argomenta una antichità che forse conduce ai Faraoni, ed infatti a quelle remote età accennano gli scheletri che si polverizzano al contatto dell’aria. Squier poi, avendo trovato in questi monumenti prodotti naturali d’ogni regione dell’America tra l’equatore e l’artico, argomentò che il popolo costruttore avesse vaste corrispondenze commerciali. S’accostano alle argomentazioni di Squier, le narrazioni dì Ixtlilxochitì istoriografo di Tezemo, secondo il quale ai tempi di Cristo, quando comparve Quetzaleoatì nel Messico, già esisteva la piramide di Cholula, e Tula, la città sacra, venne fondata 558 anni dopo Cristo. Ora poi Scherzer e Vagner, pubblicando la descrizione delle rovine di Quirigna nel Messico, simili a quelle di Capan, dimostrano, che l’arte di quelle costruzioni è tutta propria dell’America e diversa da tutte l’altre

  1. I monumenti di Uxmal e di Mitla fotografati da Désiré Chamay, vennero pubblicati ed illustrati a Parigi nel 1861 da Leduc e Denis.