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Tula nel Messico ai tempi di Maometto. Essi aveano qualche nozione astronomica, e vi lasciarono un calendario. Dalla stessa plaga, circa i tempi di Federico Barbarossa, ci vennero prima i Chichimecas, indi i Nabuatlacas (Lagisti) in varie genti, finalmente li Aztecas, detti poi Mexeti (Messicani), partiti dall’alta California circa il 1160. Queste sacre tradizioni vennero pur testè confermate dagli studii e dalle scoperte di Squier, il quale nell’opera Ancient monuments of the Mississipì Valley (1848), mostra avere sul Mississipì e sull’Ohio rintracciato almeno dieci mila tumuli e mille chiostri tutti uguali, de’ quali nessuno esiste sugli ultimi interramenti formati dalle alluvioni dell’Ohio. Egli nel 1855, combattendo la supposta derivazione scandinava de’ Messicani, scrisse all’abate Brasseur da Bourbourg fra l’altre cose così:

Perchè tenteremo noi derivare la razza americana dall’Europa e dall’Asia piuttosto che dall’America? Nessun sapiente più perde suo tempo a voler dimostrare che i Caucasiani derivino dagli Indiani o dai Negri; e perchè non accorderemo noi pari indipendenza agli Americani rispetto a stirpe e derivazione? Si può dirittamente dubitare se questa domanda della discendenza sia per ottenere soluzione soddisfacente. Certo il quesito intorno agli indiani d’America nel presente stato dell’archeologia americana non vuol essere trattato in fretta, ed io sono convinto che i veri amici della scienza in tutto il mondo accoglieranno con molto maggiore riconoscenza una serie di