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grandi cose, di penetrare sino alle di lui sorgenti, che infatti scopri a 950 miglia di cammino oltre il forte. Dal quale partì il 7 luglio 1823 sopra un canotto in compagnia di alcuni selvaggi Cipovai e di un canadese maritato ad una selvaggia, di quelli intrepidissimi europei inselvatichiti, che altri chiamano legni bruciati, che da sè s’appellano uomini liberi, che s’avventurano a spedizioni di caccia di parecchi mesi di viaggio, e che scoprirono tutto il settentrione dell’America. Nelle quali imprese furono emulati dai fratelli Moravi, dai Normanni, e specialmente da quelli americani dell’interno detti Yankei, ai quali per abitudine s’apprese tale aquilina fierezza di vita solinga, che racconta il Beltrami, come il colonnello Boom per 40 anni tramutò sempre stabilimenti a luoghi più romiti, fastidendogli vicinanza colta di 40 miglia.

Quella mirabile attività che danno gli urgenti bisogni, e le vivide speranze di conquistare qualche cosa che valga immortalità aveano in breve addomesticato il Beltrami con quei selvaggi d’America dispersi sulla sua via; divenne amico e confidente di parecchi capi, e potè meglio di molti altri conoscerne l’indole la storia, i bisogni.

L’essere egli solo, il non appartenere alla razza degli oppressori, il non avere commissioni governative toglieva i sospetti, e l’alta e svelta e nobile persona, e la dignità coraggiosa ed imperturbata dell’aspetto, e le cognizioni sue delle cose dei selvaggi gli conciliavano quel rispetto che tante volte apre la via fra