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durante il regime veneto, due si resero frati, una sorella fu monaca, altra bella di cuore e di aspetto fu maritata Fontana. Giacomo Costantino fu educato alle leggi, e quantunque avesse l’indole inquieta, bramosa di avventure e fosse tenuto in continuo sussulto dalle grandi e nuove commozioni pubbliche che incominciarono a scuotere l’Europa quando toccava ai dieci anni, pure l’ingegno naturale gli permise di erudirsi delle lettere latine e greche, alle quali poscia per l’esperienza di cose pubbliche, aggiunse ricca suppellettile geografica, e poi quella pratica cosmopolitica di lingue e costumi che distingue gli uomini versatissimi ne’ sociali commerci. Dai suoi scritti si raccoglie, essere stata tradizione nella famiglia Beltrami che discendesse da Beltrand des Goths fuggito da Parigi alla S. Barthelemy nel 1571, e riparato a Bergamo sotto le provvide ali della Repubblica Veneta, modello per que’ tempi di tolleranza politica e religiosa.

L’ardire e la costanza avventurosa, che a 44 anni brillarono in lui, nel vigore giovanile lo spinsero a fuggire dalla casa paterna per le cose militari, e raccomandato ad ufficiali superiori amici della famiglia, e tosto apertasi via coll’ingegno, diventò Vice-Ispettore delle armate, ma disgustato di quelle occupazioni che non adempivano alla nobiltà di sue aspirazioni, si rivolse agli impieghi civili. A 28 anni nel 1807 lo troviamo Cancelliere nel Dipartimento del Taro, indi ad Udine, poscia Giudice a Macerata, della cui corte di Giustizia dal Vicerè d’Italia negli ultimi giorni di