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Gridava Pellegro e faceva forza per avventarsi, ma i carabinieri lo menavano via, lasciando gli altri nello scompiglio, a tirar su Pilo che usciva dalla buca, levandosi dalle labbra, dagli occhi, dai panni la terra di morto entratagli un po’ per tutto. Intanto la cassa fu calata giù, tutti si affollarono a buttarvi sopra una manata di terra; dissero l’ul- timo requiem impazienti, soffiarono sulle lanterne; oh! alfine potevano chiedere chi fosse quel fore- stiero che, dalla casa di Biagio sino a quel mo- mento, s'era tanto adoperato pel morto, e pareva si conoscesse con Pilo, e aveva detto: Sarò fu- cilato.

A gruppi, a coppie, uscivano dal Cimitero, inter- rogando i figli di Biagio, ai quali non pareva vero quel che avevan visto, quel che avevan fatto, che in quella cassa lasciata là dentro coperta di terra, ci fosse il loro padre. Rispondevano sbalorditi, di malavoglia; ma Pilo, richiesto, faceva i misteri, sapeva lui: immaginassero che soggetto quel fo- restiero |

Così prima che fossero nel borgo, quella gente aveva già tessuto venti storie sul fatto. Quel gio- vane era forse, doveva essere, era di certo un tale cercato per omicidio, e famoso dalle parti del ge- novesato; ma poteva anch’essere della masnada di Val di Tanaro, che mandava per tutto de’ suoi, a scoprire luoghi da farvi le sue ribalderie.

Avrebbero fatto di Pellegro chi sa che mostro, fantasticando a quella maniera; se l’ osteria non fosse stata vicina, nelle prime case del borgo. En-