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tutti i ceri della candelora, serbati in tanti anni che nessuno era morto in quella casa; lo spruz- zarono d’acqua benedetta, col ramoscello d’ulivo della recente domenica delle Palme; ma spruzza- rono un morto. Signore! che ingiustizia era quella che avesse a morir senza un po’ d’agonia e senza prete, un uomo come lui, che non era stato malato un’ora in vita sua; che non era mai man- cato alle funzioni sacre! Gli erano venuti tre o quattro sbadigli larghi, ed era rimasto stecchito, come uno morto gelato nella via.

Allora fu un pianto, e Pellegro solo taceva. Quell’andarsene d’un’anima, nella solitudine di quella povera casa quasi selvaggia, gli destò un senso di religione nuovo nel cuore. Tante basiliche, tante cattedrali, tanta pompa di culto pel mondo, e per certa povera gente nulla! Ma Dio gli pareva più li. Per altro, quel vecchio quanto avrebbe durato an- cora sereno e contento, se non gli fosse stato turbato il mondo in cui credeva d’aver vissuto! Pellegro capì la tempesta che aveva suscitata in quello spi- rito semplice, e gli parve d’aver fatto in due giorni, più male che in tutta la vita. Guardava Nunzia, e sentiva che se anche fosse stato padrone di tutti quei boschi, e tutti glieli avesse donati, tanto non si sarebbe levato dal cuore l’amarezza che gli ve- niva su a fiotti. Intanto gli altri lo guardavano con occhio smarrito, poi guardavano il morto, poi an- cora lui. Stare a quello strazio che gli veniva da dentro e da fuori, non potè: uscì, andò a sedersi nell’aia, dove gli passò tra gli altri per la mente